LECCE (di M.Cassone) – Sabato 30 aprile è una data che consegna alla storia calcistica della stagione 2015-16 delle verità indiscutibili: il Benevento è la squadra più forte del Girone C; il Lecce è in ombra; i play off, per i salentini, sono al sicuro grazie alla grande prestazione dell’Andria che, nonostante non avesse bisogno di punti, gioca col coltello tra i denti contro il Cosenza e pareggia per 3-3 a tempo quasi scaduto.
Se vogliamo analizzare brevemente la gara di ieri, possiamo partire dal palo di Lepore, dall’inizio impetuoso, dalle occasioni create ma di fronte ad un 3-0 bisogna tacere e prendere atto dell’inferiorità manifestata nell’intera stagione, durante la quale i salentini hanno sempre rincorso. La vittoria del Girone da parte del Benevento è sacrosanta, a chi non riesce a darsi pace per i festeggiamenti dei sanniti, ricordiamo che ci provano da una vita ad agguantare la B e quest’anno ci riescono, dopo 87 anni di storia, grazie ad un allenatore duro e pragmatico al punto giusto che non soffre di manie di protagonismo e tiene lo spogliatoio unito seppur mandi in panchina gente del calibro di Marotta.
Tornando in casa Lecce, e leggendo la delusione di gran parte dei tifosi che si scatenano sui social, ci viene spontaneo chiedere: “I play off sono una punizione per una squadra che durante l’anno ha dimostrato gravi carenze?”. Prima di rispondere ognuno di noi dovrebbe pensare alle prime sei giornate, al pareggio di Rieti, alle ultime cinque giornate e ad un impianto di gioco mai convincente e spettacolare. Infine bisognerebbe prendere atto del progetto della società che non ha mai dichiarato di voler dominare il campionato, anzi ha sempre parlato di progetto a lungo termine, impegnandosi al massimo per provare subito a fare bene, ma assicurando a tutti un futuro nel caso in cui si dovesse rimanere in C.
Ovviamente a illudere tutti, compresi noi che scriviamo, sono stati i 18 risultati consecutivi che hanno posizionato la squadra ad appena un punto dalla prima, tutta quella corsa però è stata pagata in termini fisici e piscologici e la squadra di Braglia si è rivelata non all’altezza della situazione per tentare il salto in avanti. Bisogna essere sinceri senza buttare la croce addosso a nessuno. La rosa era stata costruita sulle direttive di mister Asta esonerato dopo 6 giornate, Braglia poi l’ha ripresa, si è passati dall’idea spumeggiante del calcio del tecnico piemontese ad un calcio “lanci lunghi e pedalare” del mister toscano, che ha il merito comunque di aver portato la squadra ai play off, ovvio che il suo calcio può non piacere e sarà il primo a finire sul banco degli imputati in caso di finale negativo.
Quindi, giocarsi l’ultima possibilità “extra” è un premio dopo una stagione tribolata e strana e bisogna affrontare questo mini torneo in modo sereno, coscienti di aver fatto quello che si poteva con una squadra che l’anno prossimo, qualsiasi sia la categoria, avrà bisogno di importanti ritocchi.
Ora è tempo di godersi quest’ultima parte di stagione, ognuno a modo suo, e sperare che nello spogliatoio dimostrino di avere la maturità giusta per capire che si giocano una buona fetta di futuro, tutti, nessuno escluso. E siccome perdere non piace a nessuno pensiamo che profonderanno il massimo impegno per tagliare un traguardo che oggi, persi nei “fumi” della delusione post Benevento, è quasi impossibile scorgere.
La prima regola per imparare a vincere è saper perdere con onore.