LECCE (di M.Cassone) – la rivincita degli umili, l’apoteosi degli educati, la giornata del campione silenzioso che ha messo a posto un tassello importante in chiave play off per il Lecce. Beppe De Feudis gioca al posto dell’infortunato Salvi e mette ordine nel centrocampo giallorosso, gioca pulito, ordinato e poi tira fuori dall’arsenale della “sua rabbia” (per aver atteso tanto seduto in panchina) un missile che spara dai 30 metri e abbatte l’ottima Paganese che, seppur orfana di Caccavallo, se la gioca in modo fiero con l’unica punta Cunzi ad appoggiare il gioco di ripartenza delle retrovie di Grassadonia.
Braglia rivoluziona tutto e fa accomodare in panchina Moscardelli, Legittimo e Doumbia, mandando in campo Caturano, Liviero, Curiale.
Surraco si posiziona dietro le due punte che cercano il gol ma nonostante l’impegno trovano soltanto i miracoli del portiere avversario. E allora, in un gioco confuso e confusionario, in trame di gioco prive di sale, serviva la grande giocata, l’eurogol, il gol da cineteca, e l’ex Cesena lo regala non sono al Lecce ma anche alla balistica. Bisognava vincere e basta, bisognava ripartire e la squadra salentina l’ha fatto giocando contro tutti e tutto… il livello degli arbitraggi lascia molto a desiderare e forse sarà stato il vento a far sventolare tanti cartellini al sig. Piccinnini che allontana anche Braglia dal terreno di gioco.
Ora però non è tempo di parlare di null’altro che non sia calcio. Punto.
Non bisogna guardare la classifica, si va a Benevento a testa “fresca”, come se non si avesse nulla da perdere, perché per la matematica basta una vittoria all’ultima in casa contro la Lupa Castelli per approdare ai play off… a questo punto deve avere più paura la squadra di Auteri che vorrebbe festeggiare la promozione matematica di fronte al proprio pubblico; per una volta tanto siano gli altri a dover lottare con l’ansia e contro il tempo. Inutile rimpiangere i punti persi, le occasioni sprecate, c’è sempre un futuro pronto a riscrivere la storia. Il Lecce non è brillante, non gioca bene, non è bello ma è lì a pochi passi dal traguardo e bisogna soffiare tutti a favore del vento per aiutarli a tagliare il nastro… fino alla fine, fino all’ultimo secondo dell’ultimo minuto.
Pallone a terra, grinta, cuore e serenità… e chi vivrà vedrà.