Volata salvezza tra Genoa e Lecce: la squadra di Nicola verso il sogno

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LECCE – Addio ai sogni di gloria: il Lecce è ancora in serie A solo per volere della matematica e con un destino già segnato. La “scoppiettante” gara persa al 92’ in casa del Bologna, 3-2, non porta a termine la sperata rimonta sul Genoa, quartultimo a +4 e con gli scontri diretti a favore. Nell’ultima di campionato i rossoblù sono stati sconfitti 3-0 dall’Inter di Conte. Ai liguri bastano, comunque, due punti per restare in serie A, anche se i giallorossi dovessero vincere le ultime due partite.

L’Udinese ha vinto a Cagliari, 0-1, sale a 42 punti ed è salva, così come il Torino che con l’1-1 con la Spal sì è assicurato un altro campionato in A.

Il Lecce giocherà mercoledì a Udine e poi chiuderà con il Parma al Via del Mare. Per il Genoa trasferta a Reggio Emilia con il Sassuolo e poi chiusura a Marassi con il Verona.

La lotta è ormai sempre più una questione a due. Dopo le matematiche retrocessioni di Spal e Brescia, sono i giallorossi e i rossoblù a contendersi il quartultimo posto in classifica, l’ultimo valido per la salvezza.

In teoria, la squadra di Liverani per assicurarsi la miracolosa permanenza dovrebbe vincere le ultime due e sperare in un suicidio sportivo della squadra di Nicola. Altrimenti sarà maledetta cadetteria, dopo un solo anno di massima serie, grazie al doppio salto di categoria. La quota salvezza in A negli ultimi otto anni non ha mai superato i 40 punti: l’ultima volta in cui la quota salvezza è stata più alta risale alla stagione 2011-2012.

Detto ciò, il Genoa se mercoledì dovesse battere la squadra di De Zerbi potrebbe festeggiare già la permanenza in serie A con 39 punti o potrebbe farlo anche con una sconfitta del Lecce a Udine e anche con un pareggio se il Lecce non dovesse vincere.

Se il campionato fosse già terminato, con la terzultima giornata del calendario in corso, a retrocedere sarebbero i salentini con 32 punti. Il loro cammino sembra ormai segnato, ma mancano ancora gli ultimi verdetti del campo e la condanna della matematica. Non ci resta che aspettare e, per i più fiduciosi, magari anche sperare.

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