LECCE (di M.Cassone) – La vittoria del Lecce a Firenze è limpida e bella, solare seppur fosse notte, una notte in cui i giallorossi hanno colorato un Artemio Franchi, viola dalla delusione, dipingendolo di giallorosso.
Quel giallorosso presente con quasi 700 cuori ma limitato dalla disposizione di aprire o chiudere a metà la trasferta per motivi di ordine pubblico.
La decide La Mantia, ancora una volta un ragazzo che viene dalla scorsa stagione, come Calderoni ad esempio, e con umiltà ha atteso il suo turno; adesso inizia a prenderci gusto e gonfia la rete anche nella massima serie dopo averlo fatto in tutte le categorie e questa volta il suo gol vale 3 punti di inestimabile valore.
Tutto bello, tutto da raccontare, come in una favola tranne gli errori arbitrali.
L’ex Liverani torna da allenatore nello stadio in cui ha disegnato geometrie e lo fa con una squadra che non può contare sui migliori elementi acciaccati e cioè Falco, Mancosu, Majer e sul bomber del momento Lapadula, squalificato per una decisione molto opinabile nella gara con il Cagliari maturato dopo l’episodio con Olsen; mister Liverani compie una bella impresa con un capolavoro tecno-tattico.
Senza però voler ricalcare tutta la gara, sbloccata e decisa al 50° da un gol figlio dell’organizzazione di gioco, dopo un’azione costruita con dovizia di schemi e particolari tra La Mantia, Farias, Petriccione e Shakhov con il bomber di Marino che castiga Dragowski, portiere che in estate era nel mirino di Meluso, registriamo una crescita graduale del Lecce che convince sempre di più, e ci concentriamo, così per onor del vero, su due episodi per fare una riflessione seria sull’utilizzo della VAR.
Al 44° Farias sguscia via, Caceres lo insegue e lo travolge vicino alla linea di fondo, l’arbitro non vede, in sala video o dormono oppure reputano l’impatto inesistente. Rivedendolo ci si accorge che il fallo c’è. Sbagliano tutti in campo e in sala video.
Nel secondo tempo l’altro episodio.
Al 70° Babacar gioca un buon pallone e lo scodella nei pressi di Shakhov che prova ad avanzare ed entra in contatto con Dalbert; per Piccinini è regolare, dalla sala video ancora assordante silenzio.
E la squadra di Liverani inizia a subirne un po’ troppe di queste normali dimenticanze o di queste, che possiamo chiamare, libere interpretazioni.
La tecnologia usata in questo modo mortifica il gioco del calcio. Pensiamo che non fosse proprio questa l’idea quando si è deciso di aprire la sala video alla speranza di limitare gli errori.
Bisogna solo abituarsi mentre gli errori continuano ad aumentare oppure bisogna rivedere regole, protocolli, e metodi di intervento? Chiudiamo così con questa domanda.