LECCE (di Carmen Tommasi) – Niente trasferta all’“Alberto Pinto” per il big match Casertana-Lecce per i tifosi giallorossi. Il Prefetto di Caserta ha vietato l’ingresso allo stadio a tutti i residenti nella Regione Puglia (LEGGI QUI) per la sfida di campionato in programma sabato sera alle ore 20.30 e valida per la terza giornata di ritorno del girone C. Una decisione, questa, che ha scatenato la forte rabbia ed incredulità dei supporter salentini, alcuni dei quali hanno minacciato anche di riconsegnare le tessere del tifoso alla società di Piazza Mazzini. Il Prefetto ha ravvisato un grado di pericolo alto per le criticità a causa di quanto successo nel derby Andria-Lecce ed è stato quindi così giustificato il divieto di accesso allo stadio casertano per una partita che si preannuncia fondamentale per il futuro in campionato della capolista e della stessa formazione di Piero Braglia. E sul web, dai profili personali facebook si è scatenato il “putiferio” nel ribellarsi alla decisione che priverà di seguire l’amato Lecce in terra campana in una delle gare più delicate e di cartello del campionato in corso.
Piero Marra, commercialista di Melendugno e membro dell’associazione dei tifosi “Passione Lecce”, esprime tutta la sua delusione per l’inaspettato “divieto”: “A cosa serve la tessera del tifoso se poi si vieta la trasferta nei confronti degli stessi possessori. Un ‘deterrente’ che non ha mai funzionato e che alla luce delle ultime insipienti decisioni, serve ancora meno”.
Anche l’avvocato Oronzo Valletta, sempre di “Passione Lecce”, dice la sua argomentando il tutto: “La trasferta di Caserta vietata a tutti i tifosi conferma le cose che penso dal 2010: 1) la tessera del tifoso non serve e non è mai servita a nulla ed è miseramente fallita, posto che non garantisce ai possessori di poter andare liberamente in trasferta e non ha certo eliminato gli incidenti; 2) ancora di meno è servita la protesta ‘di principio’ contro la tessera, ed anzi i protestanti (le cui idee rispetto) hanno fatto, con clamoroso autogoal, il gioco degli ideatori, che così si sono garantita la perenne assenza di chi non volevano (gli ultras) ed usano i ‘motivi di ordine pubblico’ per vietare la trasferta, a loro piacimento, anche ai tesserati. La conferma sta nel fatto che molti gruppi ultras hanno fatto la tessera, così, di fatto, superando il problema; 3) come sempre a pagare è la gente che vorrebbe -per pura passione verso la sua ,aglia- vedersi in santa pace una partita e che viene privata, ‘non per sua colpa, di un diritto garantito costituzionalmente. 4) Da ‘frustrazione, conclude deciso l’avvocato leccese.
Chiara Ciurlia, altra super tifosa, aveva già la valigia pronta con destinazione Caserta con il solito entusiasmo di chi ama a dismisura il Lecce: “Chi segue il calcio e frequenta lo stadio con la sciarpa al collo è un tifoso. Ma prima di essere un tifoso è una persona che ha dei diritti e dei doveri. Ostruire una trasferta significa ledere la mia libertà. Sostanzialmente, io in quello stadio non posso entrare, perchè sono tifosa della squadra ospite e i tifosi sono dei violenti che creano disordini e minacciano la pubblica sicurezza. Anch’io, lavoratrice, donna di 27 anni, alta un metro e poco più. No, io non ci sto. Possono chiudermi le porte di uno stadio, ma non possono impedirmi di salire su un treno”, ha spiegato decisa la dottoressa Ciurlia.
Infine, ecco lo schietto parere di un altro tifoso doc, Salvatore Galati: “Il mio stupore è legato al fatto che c’è ancora gente che si stupisce che vengano vietate le trasferte anche ai possessori della carta di credito del tifoso. Faranno sempre come è più comodo fare…”.