LECCE (di M.Cassone) – Un solo gol ma tante emozioni, tutte in un pomeriggio fortemente primaverile in cui Lecce mette da parte i cappotti ed apre lo stadio alla leggerezza d’una stagione che lascia presagire un’estate calda. E per la prima volta dopo l’esonero c’è il ritorno di Padalino al Via del Marte e in questo racconto che evidenzia la maturità di una tifoseria che nel bene e nel male è tra le prime d’Italia; l’ex tecnico è completamente ignorato da tutti, per lui non c’è nemmeno il tempo per un fischio. Alla vigilia sui social si ipotizzava una contestazione o uno striscione.
Quel tempo è occupato dai cori che incitano la squadra ancora prima del fischio iniziale e continuano fino alla fine, quel tempo è dedicato a pensare al futuro perché il passato è negli archivi dei ricordi… perché a Lecce si cancellano i brutti ricordi ma si omaggiano quelli belli, fatti di passione e colori, quei colori della primavera e di una squadra che ha sempre regalato emozioni.
Allora eccolo il tuffo all’indietro nel mare del tempo, alla stagione 1975-’76, in cui il Lecce di Mimmo Renna metteva le ali ad una città intera e la accompagnava dopo 27 anni di C in serie B, scolpendo del solco del tempo un segno indelebile che ha valicato gli anni 70, 80, 90 e 2000 fino a ieri per ritornare in campo, sul rettangolo verde, con quelle maglie, e con due protagonisti di quella stagione, Fortunato Loddi e Ruggero Cannito che insieme a Luca, figlio del mitico mister, hanno ricevuto dal vicepresidente Corrado Liguori la maglia celebrativa.
Quella maglia che pesa 100 chili, che odora d’antico ma profuma di speranza, e che i ragazzi indossano con onore.
Poi il fischio d’inizio ed è il solito Lecce, cerca di fare la partita ma ha pazienza, non rischia nulla questa volta, e dopo aver subito 7 gol nelle ultime 3 gare, si riscopre attento e cinico, forse meno bello ma più intelligente e con La Mantia mette il sigillo su un pomeriggio speciale.
L’azione vincente parte dai piedi del solito Falco che porta come sempre a passeggio qualche avversario poi scarica su “Modriccione” e il ragazzo di Gorizia vede il bomber di Marino e telecomanda il pallone al centro dell’area: è un’azione da videogioco, perfetta, da manuale del calcio, La Mantia brucia le speranze foggiane e insacca.
Il resto è già storia, è già nell’archivio di una stagione calcistica che comunque vada sarà ricordata come una bellissima stagione.