LECCE (di M.Cassone) – Ci ritroviamo a dover parlare di calcio dopo il secondo pareggio consecutivo del Lecce (ieri chiamato a riscattare la prova di Rieti contro l’ultima in classifica) conseguito allo Stadio degli Ulivi contro la Fidelis Andria. Una prova incolore quella dei giallorossi che, impantanati nelle difficoltà di una categoria chiamata serie C, non riescono a vincere approfittando dei passi falsi degli avversari. La squadra di Braglia ieri è apparsa contratta, lenta e priva di idee e non è riuscita a creare nemmeno un’occasione da gol; il portiere avversario non ha toccato il pallone. Salvati da una traversa e dall’ottimo Perucchini i giallorossi sono riusciti a dare continuità alla striscia positiva di risultati che da quando è arrivato Braglia conta soltanto una sconfitta nel tabellino che sorride al mister toscano.
Analizzando la gara di ieri, arrivata dopo lo sconforto di Rieti, non si può certamente parlare bene, specialmente a “sangue caldo”, però bisogna essere attenti ai numeri che alla fine sono l’unica cosa che conta.
Sono rimaste 16 gare da giocare, il Lecce scenderà in campo al Via del Mare per ben 9 volte e solo 7 saranno giocate in trasferta. E questo Lecce in casa, con Braglia, le ha vinte tutte, e dal suo arrivo, in 12 gare ha collezionato 25 punti frutto di 7 vittorie, 4 pareggi e 1 sconfitta con una media di 2.08 a gara. Con questa media e passo dopo passo si va in serie B.
Bisogna però capire che con Piero Braglia non si vedrà mai un calcio spumeggiante e si punterà sempre a “non prenderle”. Ognuno ha la sua concezione di calcio, il mister toscano è un difensivista che punta al sodo, e un punto fuori casa per lui è il “sodo”. Questa è una verità dedotta dalle prove dei giallorossi lontani dallo stadio amico e dalle dichiarazioni del dopo partita. Anche perché, sempre da quando è arrivato il mister toscano, il Lecce risulta la migliore squadra col rendimento esterno.
Vero è che il calcio, non essendo una scienza esatta ma soltanto passione e pareri discordanti, è sempre teatro di opinioni e dibattiti che vedranno da una parte i sostenitori convinti del “bel gioco” e dall’altra gli amanti del “catenaccio”, com’è vero che di fronte ad una prestazione come le ultime due è impossibile non rimanere male. Non esiste tifoso al mondo che ama vedere la propria squadra non tirare mai in porta.
Però sorgono delle domande: “E se fosse questa la mentalità giusta per lasciare dopo quattro anni la Lega Pro? Finalmente la squadra ha capito di essere da serie C e quindi con umiltà si accontenta del pareggio senza rischiare la sconfitta? E se tutti questi pareggi sono proprio quei punti che negli altri anni sono mancati?”.
Per avere le risposte bisogna attendere la fine del campionato, incrociando le dita e avendo fiducia dell’operato della società che tra passione, volontà e sacrifici, compresi gli errori, sta cercando di dare un futuro al calcio salentino.
Ci vuole pazienza… non c’è altra soluzione.