LECCE (di M.Cassone) – “Sempre lì, lì nel mezzo. Finché ce n’hai stai lì…” e questa volta non leghiamo le parole della canzone di Ligabue ad un calciatore, ad un centrocampista, ma ad un gruppo societario che agisce col piglio da protagonista ma vive da gregario, agisce con umiltà ma è uno dei più apprezzati e virtuosi del nuovo panorama calcistico nazionale.
Saverio, Corrado, Silvia, Dario, Alessandro e potremmo continuare a chiamarli per nome, uno ad uno, tutti soci, collaboratori, calciatori, un po’ come possiamo fare con tutti i tifosi, tutti per nome in un “appello della passione giallorossa”.
Anche a Salerno erano lì, tutti insieme, a guardare la loro creatura, via Col. Costadura è solo una delle sedi, ci piace immaginarlo, perché loro sono laddove gioca il Lecce, per tifare e soffrire, per gioire e per proiettarsi già alla prossima e per sognare la serie A, tutti insieme.
Ed è stupore grande quando Mancosu lascia partire l’ennesimo missile; ed è gioia immensa quando Tachtsidis, ennesimo sacrificio di una gestione oculata ma mai sparagnina, trova il corridoio per imbucare Palombi nella zona che più ama e quella rete che si gonfia col graffio dell’attaccante romano è la ciliegina sulla torta di un sabato sera da incorniciare, l’ennesimo di una stagione nata nel migliore dei modi. E pazienza se poi c’è da soffrire: il Lecce c’è. E c’è una grande società alle spalle.
Arriveranno tempi meno belli, sconfitte, pareggi, e forse anche qualche mugugno da parte dei tifosi, perché Lecce è così: ama, ama alla follia ma allo stesso modo, senza equilibrio alcuno, alza la voce anche quando bisognerebbe tacere… ma forse è anche giusto così perché chi ama ha sempre ragione ed è giusto che si strugga alla follia per quel battito speciale di cuore che si chiama semplicemente LECCE.
A fare la differenza sarà sempre l’unità. Tutti uniti, dalla stanza dei bottoni agli spalti e in campo su quel rettangolo verde che fa sognare un po’ tutti.
Può calare il sipario; è già tempo di pensare alla prossima.