LECCE (di M.Cassone) –Lorenzo Mastropietro è un classe ’95, è di proprietà della Virtus Lanciano, ha un valore di mercato che potrebbe aggirarsi intorno ai 75 mila euro, è un ragazzo, uno dei tanti, come quelli del Lecce che sono in giro per l’Italia a “farsi le ossa”. Mastropietro, ieri, ha “spezzato le ossa” ai giallorossi, spegnendo le luci dei riflettori di un pomeriggio da incubo per la squadra di Braglia.
Nel momento in cui sono arrivate le distinte con le formazioni ufficiali nell’aria hanno iniziato a volteggiare tantissimi interrogativi; il mister toscano disegna la squadra col 4-4-2 e manda in campo dal primo minuto Carrozza e Vècsei sulla linea di centrocampo come esterni. Scelte che si rivelano infelici come la prestazione di una squadra che prova a fare la partita ma a tratti gioca molto peggio dell’ultima in classifica.
Il talento ungherese in quella posizione è sprecato così come abbastanza insufficiente è stata la gara di Carrozza, e poi, cosa dire di una difesa che ha iniziato a ballare antichi valzer?
In tanti, in molti, affermeranno che è stato soltanto un pomeriggio da dimenticare, lo sappiamo tutti però che non è così. Sono quasi quattro anni che attendiamo una svolta caratteriale. Cambiano i calciatori, cambiano gli allenatori e anche i quadri societari, rimane però quel senso di vuoto che riempie i pensieri dopo il triplice fischio finale. Si chiama delusione.
Dopo aver fallito dei “set point” contro Catanzaro e Paganese, ieri sono rimasti intrappolati nuovamente nella propria mancanza di personalità che ha prodotto un pareggio, che masticato è più duro di una sconfitta. Contro l’ultima della classe, il Lecce deve soltanto applaudire alla caparbietà e all’orgoglio che i ragazzi allenati da Di Franco ci mettono per conquistare, meritatamente, quel punto. Se fosse terminata per uno a zero a favore dei salentini sarebbe stato un risultato avaro per i padroni di casa.
Dobbiamo dirlo, il più delle volte, il Lecce regala un tempo agli avversari.
Se a tutto questo aggiungiamo le pessime condizioni del terreno di gioco che sembrava un campo, appena pascolato, dopo una pioggia, possiamo chiudere il cerchio intorno all’ennesima occasione gettata via. E siccome al peggio non c’è mai limite, c’è sa segnalare il dolore alla gamba di Caturano che segna al suo esordio, potrebbe anche raddoppiare, ma poi sente una fitta e si inginocchia; domani effettuerà degli esami per capire l’entità del danno.
Ora spazio alle trattative di mercato, dopo lo spettacolo antipatico visto ieri bisognerà valutare con attenzione la possibilità di integrare la rosa con più elementi: forse uno per reparto potrebbe non bastare.
Domenica si ricomincia ad Andria, ci saranno 17 gare per dimostrare di voler fuggire via da questa categoria; ora servono i fatti, le parole non servono più.