LECCE (di M.Cassone) – Rudyard Kipling, poeta e scrittore britannico (premio Nobel per la Letteratura nel 1907), sulle donne scrisse: “L’intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo”. Ed è quello che manifestano giornalmente in ogni settore in cui si misurano, dimostrando di avere un passo diverso rispetto all’uomo, a questa dote aggiungiamo forza, equilibrio e sensibilità e ci accorgiamo di quanto siano indispensabili in qualsiasi progetto vincente.
Abbiamo intervistato la donna che ha portato un tocco di colore, di giallorosso più vivo, all’interno del sodalizio di Via Col. Costadura.
Nei suoi occhi abbiamo visto forza, passione, e determinazione. Inoltre abbiamo scoperto che ha anche giocato al calcio.
Silvia Carofalo è la terza donna nella storia dell’U.S. Lecce ad entrare nel Consiglio d’Amministrazione; la prima fu Isabella Liguori nominata Presidente dopo 84 anni dalla nascita del sodalizio, poi nell’era Tesoro, il 17 dicembre 2013, Giulia Tesoro, figlia del Patron Savino fu nominata vicepresidente, invece la dottoressa Carofalo è stata cooptata come Consigliere il 15 dicembre 2017 anche se la notizia era nota ormai da tempo.
È al timone, insieme al fratello Dario, del Gruppo Carofalo, l’agenzia Reale Mutua Assicurazioni di Lecce; Silvia e Dario forti del bagaglio esperienziale e dei valori veri ereditati dal papà Salvatore, sono leader del settore di riferimento. Già azionisti dell’U.S. Lecce ora con Silvia sono entrati nel CdA.
Silvia si laurea a 23 anni, il 3 marzo 1993, presso L’Università del Salento di Lecce in Scienze Economiche e Bancarie; sempre nel 1993 ottiene l’abilitazione come Dottore Commercialista, nel 1995 Agente di Assicurazione e nel 1999 Revisore Legale, abilitazione come promotore finanziario. Una carriera in continua ascesa; ha due figli, Manuela e Francesco, che condividono con lei e con tutta la famiglia la passione per i colori giallorossi.
Lei è la terza donna nella storia del Lecce ad entrare nel CdA della società; soltanto tre donne, poche, pochissime, pensa che è giunto il momento, nel mondo del calcio, di aumentarla questa rappresentatività?
«Non c’è due senza tre! A parte le battute, non ne ero a conoscenza di essere la terza donna, ma ritengo che non si tratti di momento giunto ma che la collaborazione tra uomini e donne, la rappresentatività di entrambi i sessi, possa sempre dare dei buoni risultati. Nel mondo del calcio abbiamo altri esempi di donne nell’ambito dei CdA ma sono ancora molto limitati».
Oltre, naturalmente, al grande impegno economico che la sua famiglia già assicura all’U.S.Lecce sia come top sponsor che come soci, qual è l’apporto che sente di poter dare in questa nuova veste?
«Essere presente nel CdA rappresenta una carica, è sentirsi parte integrante del progetto; crederci perché rappresenta quello che io, mio fratello Dario, e mio padre abbiamo dato come apporto sin dal primo incontro con gli altri soci, compagni di avventura. Per questo affermo che anche in questa nuova veste di consigliere continuerò a dare il massimo supporto mettendomi a disposizione dell’intero CdA che ha più esperienza nel mondo calcistico. Colgo inoltre anche questa occasione per ringraziare tutti i soci che mi hanno dato l’opportunità di fare questa esperienza».
Una imprenditrice che è abituata ai numeri, è abituata alla scienza esatta, cosa ne pensa di un mondo, come quello del calcio, dove il risultato finale può diventare inversamente proporzionato all’impegno economico?
«Come imprenditrice posso affermare che nelle aziende prima di raccogliere occorre seminare. Ho sempre ritenuto che un imprenditore debba fare prima degli investimenti per poi raccogliere i frutti. E nel mondo del calcio non penso sia diverso e ritengo che la nostra società si trovi nel periodo di semina. Certo il pallone è tondo e nel mondo del calcio, come anche in altri settori e attività, il risultato può dipendere da fattori che non controlli da allenatore, da calciatore ma neanche da imprenditore. Concludendo, mi sento di affermare, in base alla mia modesta esperienza, che l’imprenditoria non è poi tanto una scienza esatta ma tutto dipende dalla semina, dalle capacità di ognuno e perché no… da un po’ di fortuna che non guasta mai».
Da diversi anni lei è presente in tutte le gare dei giallorossi, sia in casa, sia fuori, quando e come è nato l’amore per i colori giallorossi?
«L’amore per il calcio c’è sempre stato avendolo anche praticato come sport da bambina. L’amore per i colori giallorossi c’è sempre stato ma non da praticante; l’indossare la casacca giallorossa è nata davanti ad un caffè, ma oggi non mi limito ad indossare la casacca ma l’amore per i colori giallorossi è diventato fortissimo tanto da seguire ovunque la squadra perché, non vorrei ripetermi, è un’avventura nella quale credo, nella quale come famiglia Carofalo ci siamo tuffati ed essere ovunque presenti rappresenta l’essere parte integrante di questa grande e bella realtà».
Ha giocato al calcio? Ci racconti qualcosa.
«Ho frequentato la scuola elementare a tempo pieno, pertanto dopo il pranzo avevamo un’ora di riposo; ero compagna di classe della figlia di Giancarlo Pirandola, arbitro di calcio di serie A e B, scomparso proprio ieri, e proprio lui in quell’ora ci allenava al gioco del calcio perché aveva formato delle squadre miste».
Il Lecce è primo in classifica. Liverani ha imboccato la strada giusta. Con il suo intuito, femminile, pensa che questo possa essere l’anno giusto per fuggire via da questa categoria?
«Il campionato è ancora lungo, l’intuito femminile potrebbe dire tante cose, ma preferisco affermare: incrociamo le dita, andiamo avanti e sentiamoci tutti noi salentini con il cuore giallorosso».