LECCE (di M.Cassone) – In un vortice di problemi reali che risucchia un po’ tutti siamo costretti a discutere di notizie che suonano come note stonate di una musica che arriva dal lontano maggio 2011. E quel derby, quello della presunta combine, quello che ancora oggi relega il Lecce in una serie che non è arrivata sul campo, ma nelle aule di tribunale, deve ancora far discutere e soprattutto deve gravare sulle tasche di noi tutti; il perché è presto detto, al termine di quella vittoria, arrivata sul campo per una superiorità senza ombre, come di solito è normale che sia dopo una bella vittoria sportiva al termine di una stagione, di un torneo, di un evento, e/o di una qualsiasi cosa che regali una gioia, dei tifosi, tantissimi tifosi, migliaia di tifosi si sono riversati in piazza a festeggiare (così come testimoniano le tantissime foto e filmati), ma a distanza di 4 anni e mezzo, 39 di loro dovranno presentarsi di fronte al giudice. Ripetiamo 39 e non perché amiamo dare i numeri ma perché è impensabile che su migliaia di partecipanti arrivi la “mannaia” di una giustizia che contesta e ipotizza il reato di Manifestazione non autorizzata soltanto a qualcuno di loro.
Quindi, per aver “organizzato e partecipato a una manifestazione non autorizzata in occasione dell’incontro Bari-Lecce, dapprima convergendo nei pressi dello stadio Via del Mare all’esterno della Curva e successivamente recandosi in corteo in piazza Sant’Oronzo, occupando parte della piazza a successivamente l’Anfiteatro, accendendo e lanciando nel contempo fumogeni e altro materiale esplodente”, 39 persone dovranno comparire il 9 marzo davanti al giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce.
Come avrebbero dovuto fare i tifosi a chiedere l’autorizzazione preventiva a “festeggiare”? Anche per una questione scaramantica nessuno mai l’avrebbe fatto… e dopo la vittoria? C’erano i tempi necessari per chiedere l’autorizzazione? E poi, perché chiedere l’autorizzazione?
È alquanto unica o potremmo dire rara questa vicenda, a normale memoria senza consultare testi non ricordiamo nessun festeggiamento sportivo gravato da simili divieti.
Sicuramente tutto si evolverà in una bolla di sapone dopo aver speso, però, dei soldi utili ad altro per un processo che (forse) poteva essere evitato usando semplicemente lo zelo del buon padre di famiglia.
Vero è che tutto è opinabile e che la legge non ammette ignoranza… ma almeno dovrebbe ammettere una gioia spontanea, condivisa da migliaia di persone.
Lasciamo colorare il grigiore della vita dai colori della passione.