LECCE (di M.Cassone) –I social, oramai nuova e vera agorà sociale, sono il diario dei pensieri e dei ricordi. Sono una lavagna su cui scrivere emozioni e pubblicare foto, diventando l’apertura del passato che si proietta nel futuro ancorandosi leggermente al presente. E ci sono storie che non possiamo fare a meno di raccontare. Ci sono storie che devono essere sempre raccontate ai più giovani, perché uno dei concetti più duri da capire ma più reali, e che comunque alimenta la speranza, è l’idea che “uno su mille ce la fa” così come cantava Morandi denudando i pensieri di tanti di noi.
E si intrinsecano i sogni e le speranze di chi parte dal basso, di chi è costretto a scalare le montagne più alte per provare a raggiungere i propri sogni, per vivere di ciò che ama, per sopravvivere alla superficialità di una società che molte volte taglia le gambe ai più meritevoli e favorisce chi ha la fortuna di nascere nella bambagia.
La strada è dura, è fatta di nero asfalto e ogni caduta provoca ferite, lividi e insegna che bisogna rialzarsi da soli e ritornare a correre, senza se e senza ma.
Checco Lepore lo sa. Checco Lepore ha vissuto la strada. Checco Lepore ha vinto. Oggi è il capitano del Lecce; lui che è nato in un quartiere umile e modesto della città barocca, ha dovuto sgomitare non poco per arrivare laddove sognava.
È una favola anomala la sua… parte dal basso, sfiora il cielo con un dito, poi ricade e si spiaccica sull’asfalto della realtà, ma chi ha imparato a rialzarsi dopo ogni caduta è cosciente che una volta toccato il fondo si può soltanto risalire… e lui l’ha fatto. È riuscito a ritornare a casa e dopo tanto impegno ha guadagnato la fascia da capitano e nessuno potrà dire mai che non abbia profuso il massimo impegno, che non abbia accettato di giocare ovunque solo per la maglia: terzino, centrocampista centrale (l’anno scorso in qualche occasione), mezzala e laterale avanzato. C’è chi dice che sia un jolly ma forse è semplicemente un cuore (giallorosso) che si lancia, coraggiosamente, oltre ogni ostacolo.
Sui suoi profili social ieri sono apparse due foto: il campetto dove ha avuto inizio la sua storia e le strade del suo quartiere insieme ad una frase “Dove tutto ebbe inizio”.
Per chiudere il cerchio di un vortice di emozioni, dopo il gol all’esordio in serie B, nel Lecce di De Canio, contro l’Ancona nella prima giornata di campionato il 21 agosto 2009, e il girovagare tra Castelfranco, Varese, Vicenza e Nocera Inferiore, ci vorrebbe l’emozione più grande… quella che aspetta tutta la tifoseria giallorossa.
E chiudiamo con l’aforisma degli aforismi in materia di calcio, scritto da Jorge Luis Borges, che racchiude l’essenza di tutto quello che abbiamo scritto: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio”.
Bisogna scriverle e raccontarle queste storie: per emozionarci e continuare a credere nella grandezza dei nostri sogni.