LECCE (di Carmen Tommasi) – E sarà ancora maledettamente e tremendamente Lega Pro. Dopo una rimonta esaltante ed impensabile, coincisa con l’arrivo di Piero Braglia a Lecce, dopo i soli sei punti in sei partite conquistati con lo sfortunato Antonino Asta in panchina, grazie a 18 risultati utili di fila la squadra giallorossa ha chiuso la regular season al terzo posto. Per Papini e soci è stata decisiva, però, in semifinale playoff la doppia sconfitta col Foggia, dopo aver eliminato il Bassano ai quarti, per dire addio al sogno serie B. Qui di seguito il pagellone della stagione 2015-16 di tutta la rosa giallorossa, compresa la società e i tifosi.
PORTIERI
Filippo Perucchini: “CIAO, MALEDETTO CIAO”. Il talentuoso portiere scuola Milan, classe ’91, dalla faccia pulita e con l’aria da bravo ragazzo, ad un passo dall’addio alla maglia giallorossa in estate, è rimasto nel Salento e ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno, tutto il suo grande valore. Vulcanico, generoso e sicuro tra i pali, ma leggermente ballerino nelle uscite: un estremo difensore che volerà direttamente in serie A, perché ha qualità da vendere. I tifosi giallorossi ricorderanno a lungo le sue lacrime al fischio finale di Foggia-Lecce: in bocca al lupo Pippo, il futuro è tutto tuo: VOTO 7.5.
Massimiliano Benassi (s.v.): ALLENATORE IN SECONDA. Perde il posto da titolare, dopo una sola partita, a favore del più giovane compagno di reparto Pippo Perucchini. “BatMax”, come lo avevano soprannominato i tifosi giallorossi, non viene più convocato per scelta tecnica in campionato e ha giocato solo in Coppa Italia, dove è stato contestato senza una giusta ragione da quella che era in passato la sua amata Curva Nord e che in estate, l’ex Reggina, voleva riconquistare. A gennaio doveva partire, ma è rimasto nel Salento (è legato al Lecce fino al giugno 2017) e ha dimostrato tutto il suo amore per la maglia anche dalla panchina, dove a fine stagione è stato il primo “aiutante” di Braglia nel dare ordini ai compagni di squadra, perché il Lecce sembra sentirlo proprio suo.
Marco Bleve (s.v.): CAPITAN FUTURO. Sei presenze e sei gol subiti in campionato. L’estremo difensore salentino, di San Cesario, tifa da sempre Lecce. Ha scelto di rimanere in giallorosso prima nel ruolo di terzo portiere e con Benassi ai margini della squadra è diventato secondo. Ha difeso i pali quando Pippo Perucchini è stato fermo ai box per infortunio e tra alti e bassi non ha di certo demeritato. VOTO 6.
DIFENSORI
Alessandro Camisa: DELUSO. Da titolare inamovibile nel Lecce di Antonino Asta a panchinaro fisso in quello di Braglia, nonostante avesse un’immensa voglia di entrare in campo e far vedere quanto poteva dare per la maglia del suo cuore con cui è cresciuto nel settore giovanile. Una stagione sfortunata. VOTO 5.
Andrea Beduschi (s.v.): SGUARDO TRISTE. L’ex Monza, non si sa il perché, è stato relegato ai margini della squadra. A gennaio ha chiesto espressamente di essere ceduto, ma è rimasto comunque in giallorosso a continuare a vedere gli altri giocare e a soffrire dalla panchina. Stagione “strana”.
Gianluca Freddi: AGGHIACCIATO. Un campionato in cui l’ex Novara è partito titolare in punta di piedi e dimostrando poi di essere indispensabile per la difesa giallorossa. Ecco, però, che spunta quel brutto infortunio che lo ha costretto a stare quasi sempre in tribuna “dolorante” e a tifare Lecce. Ieri è stato operato a tendine d’achille sinistro: buona guarigione, occhi di ghiaccio. VOTO 6.
Francesco Cosenza: POSITIVAMENTE INDEMONIATO. Granitico dietro, importante negli spogliatoi e con la mentalità da Lega Pro. Un giocatore che, ha tentennato solo nelle ultime gare, ma che ha dimostrato un attaccamento da applausi alla maglia giallorossa. VOTO 6.5.
Francesco Lo Bue: BALLERINO. Da titolare con mister Antonino Asta a panchinaro con Piero Braglia, in un girone d’andata in cui il terzino destro non ha lasciato il segno. Ceduto a gennaio. VOTO 4.5.
Giuseppe Abruzzese: ROCCIOSO. Dalla tribuna ad un posto da titolare, dal quasi certo addio in estate a leader della squadra. Un centrale con le giuste caratteristiche per poter aiutare i suoi nel reparto nevralgico nel campo e Beppe questo lo ha fatto per quasi tutte le partite. Non raffinato e nemmeno elegante nei movimenti, ma efficace per l’economia della gara. VOTO 6.
Matteo Legittimo: CUORE SALENTINO. Un bravo ragazzo e un calciatore solido: ha lavorato in sordina in ritiro e per tutto l’inizio del campionato, ma poi con l’arrivo di Braglia è stato rispolverato subito titolare. Ha tirato la carretta per tutto il campionato e ha concluso la stagione con il fiato corto, il tutto in silenzio e con il massimo impegno. Unica pecca: a volte ha spinto poco, e non come sa fare, sulla fascia di competenza. VOTO 6.
Matteo Liviero: IN SORDINA. Ha trovato un ambiente che gli è piaciuto sin da inizio stagione e in cui si è subito ambientato, trovando però pochissimo spazio. Discontinuo nelle prestazioni, ma con il talento giusto per emergere nel calcio che conta. Piede sinistro importante e tanta voglia di dire la sua: piaceva ad Asta, ma è stato accantonato da Braglia: chissà perché… VOTO 5.
Nicolò Gigli (s.v.): TIMIDINO. Poche presenze per lui e gare dal rendimento alterno. Debutta che peggio non poteva nella gara con l’Andria e poi con l’arrivo di Braglia ha fatto fatica ad emergere. Ceduto a gennaio. VOTO 4.5.
CENTROCAMPISTI
Alessandro Carrozza: PANCHINARO DI LUSSO. Per il gallipolino un solo sorriso in Coppa Italia con il gol al Cosenza allo stadio “San Vito” e poi tantissima estenuante panchina, di quella che fa soffrire un giocatore che ha temperamento da vendere, ma che non è riuscito a trovare spazio nel “suo” Salento. VOTO 4.5.
Balint Vėcsei: PIEDI BUONI. Ha qualità e numeri che sono rari per la terza serie, ma il giocatore non ha avuto l’occasione per dimostrare tutto il suo lavoro. Il biondo centrocampista dai piedi d’oro ha avuto anche enormi difficoltà nel comprendere l’italiano e nel comunicare con i compagni di squadra, nonostante abbia studiato la lingua dopo il suo arrivo in Italia. Un campionato da dimenticare. VOTO 4.
Fabrizio Lo Sicco (s.v.): COMPARSA. Un ragazzo generoso ed educato: il centrocampista ex Pistoiese è stato voluto da Piero Braglia a gennaio, ma è stato schierato titolare una sola volta con il Lecce in piena emergenza a centrocampo (facendo davvero bene). Arrivo inutile, ma non di certo per colpa sua. Cinque presenze e null’altro.
Franco Lepore: IL LECCE TATUATO NEL CUORE. 33 presenze, 2879 minuti giocati e sei gol siglati: un campionato da protagonista tutto cuore e con un solo obiettivo riportare il suo Lecce dove merita. E poi, quelle lacrime e la mano vicino al cuore al fischio finale di Foggia-Lecce valgono più di infinite parole. VOTO 7.5.
Giuseppe De Feudis: AI MARGINI. L’ex Cesena è uno di quei giocatori che è un piacere avere in squadra: a modo, esperto, educato, serio e di qualità. Ha iniziato il campionato nel migliore dei modi ma poi, anche a causa dell’infortunio e per colpe non sue, si è perso per strada. Poco considerato da Piero Braglia e molto amato dai compagni: una stagione in sordina e difficile da interpretare. VOTO 5.
Gianmarco Monaco (s.v.): CORRI, RAGAZZO. Il figlio d’arte che ama il calcio più di se stesso non vedeva l’ora di essere ceduto altrove per trovare più spazio. Segna al Matera in Coppa Italia e fa bene nella gara con l’Akragas. Ceduto a gennaio.
Juan Surraco: ESTROSO. Agile, veloce, fantasioso e dai piedi buoni: il giocatore uruguaiano ha qualità da vendere e sa dare del “tu” al pallone, ma questo non basta per fare bene in Lega Pro e soprattutto nel girone C. In alcune partite è stato decisivo e ha fatto la differenza, ma la sua discontinuità non lo ha reso importante per l’economia del campionato dei giallorossi. VOTO 6.
Matteo Pessina (s.v.): ENFANT PRODIGE. I giovani fanno fatica a trovare spazio, la pensava così il giocatore in prestito dal Milan ed è stato impossibile dargli torto. Nelle poche uscite in giallorosso ha dimostrato, infatti, talento da vendere e farà sicuramente un bella carriera. Ceduto a gennaio.
Romeo Papini: IL PROF. DELUSO. Il capitano giallorosso al terzo campionato di fila con la maglia salentina ha fallito anche quest’anno l’obiettivo serie B. I suoi occhi lucidi nella sala stampa del “Pino Zaccheria”, dopo l’addio alla finale playoff, la dicono lunga sulla delusione e sull’amarezza dell’ex Carpi. Un campionato di alti e bassi, sempre con il massimo impegno, ma non all’altezza delle sue qualità. Ahi, ahi, ahi “Re Papo”. VOTO 6.
Sergio Suciu: IMPALPABILE. Il centrocampista rumeno, arrivato in estate in prestito dal Torino, non è riuscito ad ambientarsi nel Salento trovando poco spazio, anche perché nelle poche occasioni avute per emergere non ha mai dimostrato di poter essere importante per gli equilibri del gruppo, sia in campionato che in Coppa. Ceduto a gennaio. VOTO 4.
Stefano Salvi: A TESTA SEMI-BASSA. Dopo un inizio di stagione sfortunata per il calciatore romano, che è stato fermo ai box per un brutto e fastidioso infortunio, è ritornato in campo accanto all’amico e compagno di reparto di sempre Romeo Papini e ha aiutato i suoi nella lunga rincorsa dei 18 risultati utili di fila. A fine stagione, però, non ne aveva davvero più e pian piano ha ceduto il passo anche lui. Guerriero stanco. VOTO 6.
ATTACCANTI
Abou Diop: RAPIDA VISIONE. Cercava di farsi trovare pronto quando veniva chiamato in causa, ma la palla il più delle volte non voleva entrare. Solo un gol in giallorosso e poco altro. Ceduto a gennaio. VOTO 4.5.
Abdou Doumbia: CROCE E DELIZIA. Il calciatore franco-maliano se avesse continuità di prestazioni e di rendimenro sarebbe con le sue qualità da tempo già volato in campionati più importanti: un giocatore che stranamente alterna prestazioni da applausi con partite da dimenticare. Un’altra stagione di alti e bassi per l’esterno d’attacco giallorosso. VOTO 5.
Ali Sowe: ERMETICO. Un altro elemento portato a gennaio in giallorosso dal tecnico ex Pisa e poco utilizzato anche lui. Un giocatore sicuramente molto abile nell’uno contro uno e spiazzante in velocità, ma poco utile alla causa Lecce. VOTO 4.5.
Andrea Cicerello (s.v): TALENTO LOCALE. Si è allenato con la prima squadra, ma non trovando spazio il baby giallorosso con qualità da vendere ha salutato il Salento a gennaio.
Dàvis Curiale: INUTILIZZATO. Tantissima panchina per l’ex bomber del Frosinone, tanta amarezza nel suo volto e soli 4 gol stagionali in 26 presenze. Ci ha messo sicuramente del suo in una stagione negativa per lui, ma avrebbe meritato (decisamente) più spazio. VOTO 5.
Davide Moscardelli: IL VECCHIETTO GENEROSO. In quel di Foggia, e non solo, è stato il primo difensore del Lecce e ha cercato il gol in più occasioni. Dodici marcature stagionali in 35 presenze per il bomber barbuto (il marcatore più concreto della rosa) e tutta l’esperienza di chi ha calcato campi importanti. Gli anni e la stanchezza si fanno sentire, ma l’atteggiamento durante il campionato è stato quello giusto (dopo un girone d’andata da dimenticare). VOTO 6.5.
Salvatore Caturano: SENSO DEL GOL. Il giovane attaccante dagli occhi azzurri come il cielo, arrivato in giallorosso con il calciomercato di riparazione, ha avuto davvero poco spazio (un aspetto questo che viene “rimproverato dai più a Piero Braglia) per dimostrare di essere all’altezza del Lecce. Tuttavia, ha realizzato 6 gol in sole 17 presenze, facendo vedere anche delle buone giocate e movimenti. Sarà bastato per ottenere la conferma per la prossima stagione? VOTO 5.5.
ALLENATORI
Antonino Asta: ESONERATO. Quando la squadra non gira nel calcio, si sa, l’allenatore è il primo a pagare (a torto o a ragione). Sei punti in sei partite e un addio che ha lasciato l’amaro in bocca ad un tecnico che aveva ancora voglia di dimostrare che meritava di allenare il Lecce. Ora l’ex Bassano si è accasato alla FeralpiSalò e avrà una voglia immensa di riscatto . VOTO 4.5.
Piero Braglia: Il MISTER DEL “A ME NON MI FREGA NIENTE”. I numeri gli hanno dato ragione fino ad un certo punto ed anche la classifica, ma dopo la gara con il Matera si è rotto improvvisamente l’incantesimo. “Il mio Lecce non sarà mai bello”: ha dichiarato in più di un’occasione il tecnico di Grosseto e questo lo hanno visto i più, ma purtroppo nemmeno concreto e vincente. C’è da dire, però, che ha allenato una squadra non da lui costruita e voluta in estate e se fosse, forse, stato un po’ meno “attaccato” a certi calciatori, ora forse si parlerebbe di altro. VOTO 5.
TIFOSI
CHAPEAU. Una tifoseria che, indubbiamente, non merita la Lega Pro in una piazza calda, passionale e innamorata del Lecce. La quarta stagione di lacrime e delusioni per i supporter salentini per una serie B che sembra ormai fatata e quasi irraggiungibile. Solo applausi, quindi, per la “Tana dei Lupi”. VOTO 10 e lode.
SOCIETÀ
ERRORI ED ENTUSIASMO. Quasi un anno addietro hanno salvato il Lecce dal baratro in una cordata tutta salentina “organizzata” dall’avvocato leccese Saverio Sticchi Damiani, con a capo Enrico Tundo, l’imprenditore di riferimento. La stagione non è andata come doveva e la squadra nelle fasi cruciali del campionato ha dimostrato più di qualche carenza strutturale, tecnica e caratteriale. Bene nei rapporti con i tifosi, presenti con la stampa e abili nel gestire una rosa che puntava alle zone alte della classifica. Gli errori non sono mancati e adesso bisogna programmare la prossima stagione, o meglio ricostruire una squadra facendo tabula rasa (o quasi) su tutto quello che è stato. VOTO 6.