LECCE (di M.Cassone) – Un pareggio che lascia l’amaro in bocca in casa Lecce, dove sognavano di espugnare Matera e di ritrovarsi secondi in classifica da soli ad inseguire la Casertana che corre sempre più veloce. Nel calcio però non bisogna mai fare “i conti senza l’oste”.
In questo caso l’oste è un avversario che gioca bene grazie ad un allenatore (Padalino) che sta dimostrando di avere le idee chiare e avrebbe meritato di vincere per la mole di gioco costruita.
E qui occorre capire se dopo una gara in cui il migliore in campo è il portiere, che si esalta e toglie la palla dalla rete in più occasioni, bisogna vedere il bicchiere mezzo vuoto oppure mezzo pieno.
Premesso che il Lecce è questo: è quello che si vede, con pregi e limiti più volte evidenziati. In avanti la sterilità della squadra è imbarazzante, così come in mezzo al campo è palese la mancanza di una cabina di regia che distribuisca palloni col goniometro agli esterni e controlli il flusso del gioco con maestria creando le giuste geometrie (perché non provare Pessina?). Sicuramente la società dovrà fare i giusti correttivi nel mercato di riparazione, perché questa squadra era stata costruita sul credo tattico di un altro allenatore che è stato rimosso dall’incarico, lasciando in eredità a Braglia una patata bollente da gestire.
E il tecnico toscano ha ridato un’identità alla squadra che ancora non è ben delineata, però ha una media punti invidiabile; in 6 gare il suo Lecce ha conquistato 13 punti, 2,16 a partita, e non è male, anzi fa ben sperare.
Contro il Cosenza la squadra aveva vinto e convinto proprio per la volontà e la caparbietà con le quali aveva ottenuto i tre punti; ieri ha fatto un passo indietro, è vero, però un punto in una gara che in altre epoche sarebbe stata persa è tutto d’oro e prende il nome di continuità.
Senza dimenticare mai che questa è la serie C (lo ripeteremo all’infinito), il Lecce merita ancora fiducia, Braglia merita fiducia, e per questi motivi il bicchiere bisognerebbe vederlo mezzo pieno… sperando di riempirlo fino all’orlo.