LECCE (di M.Cassone) – È un momento delicato in casa Lecce. Il fortino costruito intorno alla gestione Braglia rischia di cadere picconato dalla stanchezza e dalla paura di non farcela. Ci vuole calma e sangue freddo. Bisogna ragionare in prospettiva play off, in due settimane è cambiato tutto, è cambiato il pensiero dell’ambiente che prima era positivo, forte dei 18 risultati utili consecutivi e della ritrovata via del gol. Oggi gli umori della piazza rasentano la tristezza.
E Braglia? Cosa dovrebbe fare ora il tecnico di Grosseto? La gara di ieri ha “parlato” chiaro: ci sono dei calciatori stanchi che hanno bisogno di rifiatare. E se questa squadra, dopo aver rincorso per un girone intero, dovesse approdare ai play off e giocare le gare contro un avversario ulteriore, quale potrebbe essere il caldo, allora sì, che in queste condizioni psicofisiche, l’implosione potrebbe diventare più reale della luce del sole.
Ovvio che nulla è ancora perduto e fasciarsi la testa prima di rompersela è poco intelligente. Corra ai ripari, però il mister toscano, Lo Sicco ha dimostrato di essere un buon elemento, così come hanno fatto Liviero e Beduschi e come potrebbe fare Caturano, nel suo ruolo naturale l’anno scorso fu il capocannoniere di questo girone, oppure Curiale. I moduli sono fatti per essere ricamati intorno alle caratteristiche dei calciatori e non sarebbe così fuori dal mondo immaginare un 3-5-2 con Lo Sicco regista e Caturano-Curiale davanti, poiché la solidità difensiva è data dalla linea a 3.
Perché aspettare che qualcuno venga a mancare per squalifica o infortunio per mettere in campo quei calciatori che considerare soltanto riserve è riduttivo? Si rischia di non far giocare per mesi dei professionisti che poi potrebbero trovarsi a disagio nel momento della “chiamata” (esempio è Camisa). Vero è però che ci sono degli equilibri da rispettare che conosce soltanto il mister, quello che vediamo noi è il campo, la partita e ben poco altro, il resto si svolge a porte chiuse e non sappiamo nulla di quello che succede. Determinate scelte le fa in base a delle personali valutazioni per le quali è pagato e delle quali ha la responsabilità.
Non tocca di certo a noi prendere delle decisioni in merito, e non vogliamo sostituirci al mister che ha dimostrato di saperci fare con i numeri e con lo spogliatoio… ma le sue dichiarazioni del post partita sono graffianti, l’unica domanda che ci sentiamo di farci è “Voleva scuotere i suoi ragazzi e conoscendoli meglio di chiunque altro ha usato quei toni?”. Sperando che la risposta, che solo il tempo potrà darci, sia un sì secco, vogliamo continuare ad essere positivi e vedere il bicchiere mezzo pieno, ricordando i pensieri che balenavano nella testa di tutti nelle prime 5 giornate, quando un’altra stagione sembrava persa.
D’altro canto però c’è un mini torneo ulteriore da giocare per raggiungere un obiettivo che da tre anni viene vanificato dalla sfortuna e dalla superficialità di alcuni momenti e attimi della stagione. Però attenzione, questo momento è simile a quelli che hanno costretto il Lecce a rimanere in Lega Pro, bisogna non sottovalutare nulla, non essere pessimisti ma nemmeno troppo sicuri di ciò che non si ha e non si è.
Un dato oggettivo però c’è: il Lecce non è più forte di Benevento, Foggia, Cosenza e Casertana, bisogna giocarsela fino alla fine con l’umiltà “degli ultimi”.
Ci vuole calma e sangue freddo, lo ripetiamo, da parte di tutti.