Sticchi Damiani stoppa il clima di malcontento che si è creato intorno alla società e alla squadra

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LECCE – Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha affrontato in conferenza stampa le questioni che hanno animato il calciomercato appena concluso, un periodo complesso per molti, cercando di dare un nuovo slancio alla squadra e all’ambiente in vista della sfida contro il Cagliari. Il messaggio è di unità e forza per ripartire insieme.

Il punto fondamentale che il presidente ha voluto sottolineare è che il club reinveste continuamente i proventi e, ad ogni cessione, il Lecce si rafforza e si consolida. Inoltre, i giocatori che lasciano il club sono quelli che chiedono di andare a fare nuove esperienze professionali altrove, e le offerte che il Lecce accetta sono sempre considerate congrue.

Nonostante questo, serpeggia un certo malcontento tra alcune persone che, soprattutto sui social, mettono in dubbio la gestione economica del club, che da un decennio continua a investire per sostenere il calcio in questa parte d’Italia:

“Dopo 10 anni, è finalmente giunto il momento di parlare delle plusvalenze. Sto notando un crescente gruppo di persone che ha l’idea sbagliata che la società stia guadagnando tramite le plusvalenze a scapito del club. Per otto anni abbiamo continuato a iniettare capitali, e tutto andava bene, ma ora sembra emergere un clima di odio verso la società. Questo atteggiamento rischia di minare tutto ciò che abbiamo costruito. È importante fermare queste narrazioni false che potrebbero compromettere la stabilità del club. Abbiamo appena iniziato la nostra decima stagione e il 30 giugno abbiamo approvato il nostro nono bilancio, dove, per la nona volta di fila, non sono stati distribuiti utili ai soci. In nove anni, nessun utile è stato distribuito. Nessuno di noi ha mai preso nulla, dico zero, zero assoluto. A differenza delle altre società di Serie A, il Lecce ha un Consiglio di Amministrazione che non riceve compensi, eccetto per il dottor Mencucci che è un consulente, un tecnico. Un altro punto riguarda gli investimenti dei soci: dai primi anni in Serie C a oggi, sono stati immessi nel club decine di milioni di euro. È normale in una S.P.A. che chi ha investito si aspetti un ritorno, ma finora questo non è accaduto. Contrariamente a quanto alcuni potrebbero immaginare, non ci sono utili né compensi da distribuire. Finora non è stato possibile recuperare gli investimenti. Ora che la situazione sta migliorando, grazie a una buona gestione in Serie A, eravamo vicini a questo obiettivo. Tuttavia, io e i miei soci abbiamo scelto di rinviare questa possibilità per investire in un centro sportivo, un’infrastruttura che non genera profitti immediati. Siamo orgogliosi di essere l’unico club a possedere una struttura simile, e finalmente non dovremo più sentirci a disagio per non averla. Avremo sei campi come le altre squadre. Nel calcio, però, i ritorni economici non sono immediati. Prima di tutto dobbiamo tornare in equilibrio finanziario per poter pensare a recuperare gli investimenti. Conosco bene questa dinamica: se prende piede una politica di odio nei confronti della società, si fa leva sull’ignoranza e questo è colpa mia per non aver spiegato bene le cose. Diffondere la falsa idea che la società venda solo per profitto personale è pericoloso, perché può scoraggiare i soci che da nove anni investono nel club. Non posso permettere che si diffonda questo odio contro la società, perché rischia di far perdere motivazione a chi investe. Noi, ogni giorno, ci impegniamo per far crescere il Lecce. Dobbiamo essere cauti, perché situazioni simili sono già accadute in passato. Chiarisco una volta per tutte: la realtà è diversa da come qualcuno la vuole dipingere. Noi non facciamo business col Lecce ma lo abbiamo donato al territorio”.

Riguardo al calciomercato:

“Abbiamo concluso due operazioni di cessione molto importanti, che considero dei veri capolavori. I tifosi dovrebbero essere orgogliosi di queste operazioni perché i fondi ottenuti restano all’interno del club. A coloro che in questi giorni si divertono a fare i conti in tasca, presento i numeri. Per Pongracic, il 25% è destinato al Wolfsburg e il 12% al suo agente. Situazione analoga per Gendrey, con il pagamento che sarà dilazionato in due anni. Gendrey è arrivato da noi come un perfetto sconosciuto. Lo scorso anno abbiamo acquistato Kaba per 3 milioni di euro, proveniente da un campionato che produce molti giovani talenti. Abbiamo una visione chiara: oggi il calcio francese è in crisi perché non è riuscito a vendere i diritti televisivi, che rappresentavano il 60% dei loro introiti. Le squadre francesi ora faticano a sostenere il costo degli ingaggi, e questo ha creato opportunità per il Lecce di concludere operazioni che altrimenti non sarebbero state possibili. Abbiamo creduto in Gendrey, lo abbiamo fatto crescere e, dopo la promozione in Serie B, il nostro staff tecnico ha deciso di puntare su di lui al posto di Calabresi. Questa scelta si è rivelata vincente, tanto che poi lo abbiamo venduto per 10 milioni di euro. Quando Calabresi ha lasciato, ci siamo trovati a dover rispondere a critiche. Le trattative, però, non si raccontano nei dettagli. Un anno fa, avevamo detto che c’erano richieste per 100 milioni di euro per i nostri giocatori; oggi, con la cessione di due calciatori, abbiamo già incassato 25 milioni. All’epoca non ci hanno creduto, ma ora i fatti parlano da soli. Per Gendrey abbiamo ricevuto un’offerta importante poco prima della partita contro l’Atalanta, pari a sette milioni di euro. Anche se era dispiaciuto perché aveva altre prospettive, quando l’offerta è salita a 10 milioni, abbiamo concluso l’affare. Il suo percorso con noi è stato straordinario: è diventato un uomo qui e ci ha lasciato un messaggio di addio molto toccante. Per quanto riguarda Pongracic, ci ha comunicato alla fine del campionato il suo desiderio di iniziare una nuova fase della sua carriera. Prima di arrivare a Lecce, non aveva avuto esperienze significative in campionati importanti, e la sua prima stagione da titolare con 35 partite l’ha vissuta qui. Gli abbiamo detto che, se fosse arrivata un’offerta adeguata, lo avremmo lasciato partire. Alla fine, le offerte di Rennes e Fiorentina sono arrivate, e lui ha scelto. Per altri giocatori, questo tipo di percorso non è ancora concluso, e non abbiamo intenzione di cedere nessuno; infatti, abbiamo immediatamente chiuso ogni discussione sul nascere. Abbiamo perso due giocatori importanti, oltre a Blin, ma speriamo che Pierret possa contribuire maggiormente nei prossimi anni. Per quanto riguarda i prestiti: Almqvist è stato sostituito dalla nuova versione di Dorgu come esterno offensivo. Non abbiamo riscattato Piccoli perché la cifra era troppo alta. Almqvist e Piccoli sono stati rimpiazzati da Dorgu e Rebic, per il quale abbiamo lavorato duramente per un mese per portarlo a Lecce. La trattativa è stata gestita in completo silenzio, e riuscire a chiuderla è stato motivo di grande soddisfazione. Ogni operazione che abbiamo condotto ha un significato profondo. Per Rebic e Bonifazi, abbiamo valutato attentamente le loro condizioni e siamo fiduciosi che i loro problemi fisici siano ormai superati”.

Sticchi Damiani ha anche commentato la provocazione che circola sull’aumento delle aspettative da parte di alcuni tifosi, i quali vorrebbero che il Lecce facesse investimenti più ambiziosi, puntando ad obiettivi diversi dalla sola salvezza, come è stato negli ultimi due anni:

“Questo non significa che dobbiamo puntare all’Europa League. Quest’anno sono saliti club molto ben organizzati: alcuni hanno una buona capacità di spesa, mentre altri sembrano non avere limiti finanziari. Questo rende la lotta per la salvezza ancora più difficile rispetto allo scorso anno, quando i nostri sforzi potrebbero non essere sufficienti. Il nostro obiettivo rimane la salvezza, e stiamo lavorando per fornire a Gotti una squadra ancora più competitiva. Con i 11 acquisti che abbiamo fatto, abbiamo aumentato le opzioni in tutti i reparti, dal portiere ai giocatori di valore che possono fare la differenza. Oggi possiamo contare su una panchina di grande qualità, una vera seconda squadra. Questo significa alzare l’asticella. Investire di più per salvarsi in un campionato più competitivo. Aumentare le aspettative è possibile solo quando si dispone di una panchina di alto livello”

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