LECCE – Francesco Di Mariano, il numero 10 del Lecce, è in un periodo di forma entusiasmante, 4 gol in sei presenze e 1 assist in questo avvio di campionato che lo vede protagonista del tridente di Baroni, per lui è stato un ritorno nella società che lo aveva lanciato.
Ecco le sue parole:
PRECEDENTE ESPERIENZA A LECCE – “Sinceramente non mi sarei mai aspettato un inizio del genere. Venire qui in una piazza così e fare bene subito dall’inizio è stato inaspettato. La mia precedente esperienza a Lecce? Quell’anno all’inizio ero in prima squadra, iniziai con Lerda e avevo 17 anni. Negli ultimi mesi sapevo di dover andare via e iniziai a non essere aggregato più alla prima squadra. Anche la finale con il Carpi, non ero neanche allo stadio. Sono passati tanti anni durante i quali sono cresciuto tanto”.
IL VENEZIA – “L’anno scorso ho fatto un campionato da protagonista e sono arrivato con maggiore determinazione. Arrivare in una piazza del genere mi ha dato tanto stimoli in più per fare ancora meglio rispetto all’anno scorso”.
LE RETI – “Il gol più bello? Per difficoltà il primo con il Crotone, non era semplice col sinistro segnare in diagonale. Per importanza dico quello col Cittadella. Baroni? Agli esterni chiede di dare una mano in fase difensiva, vuole un esterno moderno, quello che serve per la serie B. In questi ultimi anni non ho mai giocato in piazze così calde, tornare qui è stato molto bello. Desideravo da tanto segnare un gol così importante in un big match sotto la curva. L’emozione è stata fortissima, ho rivisto più volte il gol. L’esultanza? La dedico a mio figlio, si chiama Leonardo e faccio la L pensando a lui. Sono arrivato da piccolo a Lecce e facevo il trequartista”.
IL RUOLO – “Mi piaceva giocare fra le linee e puntare la porta a livello centrale. Alla Roma in Primavera c’era De Rossi che mi ha detto che dovevo giocare esterno, perché avevo un passo che in pochi hanno. Col senno di poi aveva ragione. Da esterno ho scoperto in me tante qualità. Ad oggi bisogna essere completi, non basta avere poche qualità, bisogna crescere per arrivare al top. Ho lavorato tanto sulla fase difensiva e sulle mie lacune per arrivare ad alti livelli e completarmi come giocatore”.
I COMPAGNI – “Con chi ho legato di più? Ho legato con tutti. Fra i giovani mi ha impressionato Gendrey, pensavo fosse un ‘95 o ’96, quando mi hanno detto che era un 2000 sono rimasto senza parole”.