LECCE (di M.Cassone) – Il calcio come metafora di vita; non dura mai più di un attimo una gioia, non c’è mai tempo per fermarsi e godersi una vittoria. Ischia è già nel cassetto dei ricordi più belli. Oggi si ricomincia in casa Lecce, da zero, con l’intelligenza giusta che serve per continuare a salire una scala senza voltarsi indietro, e col passo regolare, gradino dopo gradino. Bisogna essere umili ma allo stesso consapevoli di non essere secondi a nessuno; bisogna soltanto svolgere il proprio lavoro con diligenza, grinta, cuore e sudore. D’altronde mancano soltanto dieci gare (leggi qui), dieci battaglie, dieci finali; vincerle tutte, significherebbe, matematicamente, promozione in serie B. E chissà… almeno sognare è lecito, tanto a tenerli con i piedi per terra ci pensa mister Braglia che non li molla un attimo e ringhia su ogni loro caviglia.
Domenica, al Via del Mare, arriverà il Melfi, sulla carta è una di quelle partite semplici, ma in campo, se non si “mettono gli attributi”, si livella ogni valore.
I calciatori, il mister e la società, ce la stanno mettendo tutta. Servono anche i tifosi e non solo quelli che non hanno fatto mai mancare il loro supporto (a loro va l’applauso più lungo e bello), ma anche tutti gli altri, quelli che man mano stanno ritornando allo stadio.
Il Foggia quando è entrato in campo si è accorto di essere nell’arena giallorossa e tutto il contesto ha permesso al Lecce di avere quella marcia in più da ingranare per sovrastare l’avversario.
Ora è tempo di ritornare a riempirlo quello stadio e colorarlo di passione e voglia di vittoria.
Richiamiamola la carica dei 15.000, avanti c’è posto per tutti… E sognare non è mai stato così bello.