LECCE (di M.Cassone) – Passo dopo passo si è giunti alla vigilia della sfida Lecce-Foggia. È stata una settimana calda, non solo per lo scirocco da 22 gradi, soprattutto per i tifosi giallorossi che stanno facendo a pugni con l’ansia “prepartita”.
Mai come in questa settimana, negli ultimi quattro anni si era respirata un’aria da categoria superiore, forse soltanto prima della finale col Carpi (terminata nel caos).
Mettendo da parte tutte le critiche da “social” su chi ha più diritto di altri di andare allo stadio, terminati tutti i biglietti, il Presidente Sticchi Damiani ha chiesto al Prefetto di dare la possibilità ad altri 2000 tifosi di assistere alla gara. E quasi certamente ci sarà il benestare e il Via del Mare potrà contare circa 17000 persone.
La società di Piazza Mazzini ha il grande merito di aver riportato l’entusiasmo alle stelle in una città che si stava stancando del calcio, e se per fare tutto questo ha dovuto agire sostanzialmente sulla politica dei prezzi, e l’ha compreso, bisogna dire due volte bravi ai nuovi proprietari.
Nell’era delle televisioni portare allo stadio 17000 persone è un miracolo. Perché, così come nella parabola del figliol prodigo, l’intento è quello di recuperare “le pecorelle smarrite”, l’obiettivo è di seminare la passione in un terreno che sembrava inaridito dopo gli ultimi anni di purgatorio. Il rischio è di riempire lo stadio soltanto nelle grandi occasioni ma vale la pena correrlo. È vero che un applauso particolare va fatto a chi c’è sempre stato e sempre ci sarà, ma bisogna aprire le porte a chi non c’era più.
La scelta di abbassare i prezzi fa parte di una politica a tutto tondo nella quale ha trovato posto l’iniziativa della storia del Lecce a fumetti, le visite guidate allo stadio dei ragazzi, e altre ancora ne verranno… ma ora basta così; giriamo la clessidra.
Alle 17:30 di sabato 19 febbraio, quando l’arbitro fischierà l’inizio delle ostilità, sul Via del Mare si scatenerà una battaglia agonistica… e speriamo che vinca lo sport, che vinca il calcio, che vinca il rispetto verso il prossimo. E non dimentichiamo mai di raccontare alle nuove generazioni che prendersi troppo sul serio fa male al cuore. Evviva il calcio, sempre, nonostante le difficoltà.