Liverani-Parma: un amore mai esploso, la favola era il Lecce

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LECCE – Atalanta 3, Parma 0 e tutti a casa. Anzi, Fabio Liverani se ne torna a casa nella sua amata Roma e non fa in tempo ad affrontare nel prossimo weekend la Lazio, quella squadra di cui da calciatore è stato anche capitano e che gli ha regalato tanti sorrisi. Nulla di fatto: la gara contro la squadra delle “meraviglie” di Gian Piero Gasperini è stata quella dell’ultima spiaggia per il suo Parma che, forse, suo non lo è mai stato. Una squadra che, del Liverani conosciuto e ammirato a Lecce, aveva davvero poco: il modulo non è mai stato assimilato da Gervinho e compagni, quel 4-3-1-2 che ha regalato tante gioie, e soddisfazioni, ai tifosi salentini. In campo i gialloblù sono scesi anche con il 3-5-2, molto coperto in fase di non possesso. È chiaro, però, che non è il modulo che conta, ma l’atteggiamento e l’interpretazione dello stesso: concetto, questo, che quasi tutti gli allenatori ripetono sino alla noia. Il Parma, dell’era Liverani, è apparso spesso poco propositivo in avanti, poco voglioso di ottenere il risultato attraverso il gioco, concetto tanto amato dell’ex Ternana, ed anche disattento, e non poco, dietro.

Fabio Liverani, ex allenatore U.S. Lecce

QUESTIONE DI … – I numeri ecco, proprio i numeri, quelli che nel mondo del pallone non perdonano quasi mai e il tecnico romano con i ducali è stato condannato proprio dalla “matematica”: terz’ultimo posto in classifica dopo 16 gare giocate. Solo 2 vinte, 6 pareggiate e ben 8 perse per 12 punti che valgono il terz’ultimo posto. Gol fatti 13, il peggiore attacco della serie A (dato, questo, nuovo per le sue squadre che hanno sempre segnato tanto) e ben 31 subiti, una delle peggiori difese. A Bergamo è arrivata la quarta sconfitta consecutiva che precedeva tre pareggi di fila. Nella sua Lecce, quella dei “sogni”, gli sono state perdonate, sempre in massima serie nello scorso campionato, sei sconfitte consecutive, dopo tre vittorie in sequenza prima del Covid, in un periodo nero per la sua squadra, anzi nerissimo. Ma Lecce lo ha sempre amato e coccolato, perché quel doppio salto di categoria è difficile da dimenticare: dalla serie C alla massima serie in sole due stagioni e mezzo. Un anno in serie A e poi il salto indietro, di nuovo in B: cadetteria che è stata accolta con rammarico, ma sempre con “positività” verso il futuro. Perché la “sua” piazza lo rivoleva alla guida dei salentini anche per la successiva stagione. Come dimenticare, poi, le sue dichiarazioni post Lecce-Parma, l’ultima gara dei giallorossi in A,  che ha sancito la matematica retrocessione. Dichiarazioni che, qualche giorno dopo, sono assomigliate ad un grande “bluff”. “Ciclo chiuso? No, non è questo il problema –affermava l’allenatore-. Nessuno ha detto che il ciclo è chiuso, anzi. C’è grande voglia da parte della proprietà e anche mia e dello staff. Non ho mai lavorato per una categoria, faccio calcio e sono relativamente giovane. La fine di un ciclo? Anche se rimanessi, una parte di questo ciclo è finita. La Serie B che andremmo a fare l’anno prossimo non sarebbe la B dello scorso anno, un conto è giocarla da neopromossa e un altro è giocarla da neoretrocessa”. Era il 2 agosto 2020 e, poi, il resto è storia recente, recentissima.

L’ULTIMO POST MATCH – Mercoledì, invece, a Bergamo nel post gara prima dell’esonero ha spiegato: “Stagione molto particolare con il Covid, perdiamo giocatori, altri vengono da una stagione logorante. Prendiamo gol in maniera facile, questa squadra ha delle difficoltà numeriche davanti. L’autocritica? Non riusciamo a fare gol, a trasmettere un pallino di gioco anche se ha delle corde diverse questa squadra. Con questa rosa, difficilmente avremo il pallino sul palleggio: abbiamo altre caratteristiche. Cinque squadre hanno cambiato allenatore e non c’è una che sta facendo meglio o sta volando, il ritiro è fondamentale. In più una rosa stanca“. Niente di personale, ovviamente, ma sono talmente belle e costruttive certe dichiarazioni di alcuni allenatori che, in determinate situazioni, fanno autocritica sulla squadra, ma anche e soprattutto su se stessi. A volte, questo serve per crescere e maturare, quando sì è dei bravi tecnici preparati tatticamente e predestinati ad un carriera rosea. E, Liverani, queste caratteristiche sembra averle tutte.

LA FAVOLA E IL MARE –  Riavvolgiamo il nastro: nello scorso campionato, come detto, il Lecce non ce l’ha fatta. Nessuna favola per la squadra di “don” Fabio che è  stata la terza retrocessa del campionato di serie A. I giallorossi avrebbero dovuto vincere proprio contro il Parma e sperare nella contemporanea sconfitta del Genoa. Così come, non ce l’ha fatta nemmeno Liverani in quella fredda e nebbiosa Parma, che poco gli ha dato e che poco gli ha perdonato. In questo contesto, è bene ricordare che, forse, lo scorso 2 agosto il ciclo era finito, e ci stava tutta, ma ciò che non è andato bene è stato il modo con cui la bella storia d’amore tra lui e il Lecce si è chiusa. Solo per il modo, perché le ali, i sogni e i desideri non si frenano mai. Mai. Soprattutto nei confronti di chi ha dato tanto al Lecce ed ha ricevuto tanto: l’amore è stato reciproco ed è un peccato che sia finito tutto nel peggiore dei modi. Ma tutto questo, ormai, fa parte del passato e, si sa, nel calcio conta solo il presente: a Lecce in panchina c’è il genio Corini, un signor allenatore, un galantuomo, e chissà se Liverani avrà modo di ripensare a quella scelta fatta solo pochi mesi fa. E chissà se, ogni tanto, ripensa a quel “panino” consumato, per stemperare la tensione, nei pre-partita con i suoi collaboratori davanti al mare della magica San Foca o in quel di Torre dell’Orso. Eh già, chissà, ma poco conta: il 16 gennaio c’è la Reggina e il Lecce deve vincere se vuole continuare a sognare e a sperare.

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1 commento

  1. Liverani ha pagato per la presunzione e la saccenza; lui dice che il Parma ha oltre all’attacco anche una difesa non all’altezza; ricordiamo a Liverani che anche il Lecce subi’ l’ anno scorso ben 84 goal, record negativo internazionale.Ieri e’ stato patetico nel giustificare il proprio fallimento addebitando tutto al Covid 19,alle assenze, agli infortuni e alla scarsa qualita’ di alcuni calciatori.Diciamo invece che il Parma era allo sbando completo fin dalle prime partite di Campionato e Liverani ancora oggi era in cerca di un modulo,di una strategia,non comprendendo a fondo le caratteristiche dei propri atleti e dunque non sapendoli adattare alle esigenze che ogni partita comportava.Solo che il Parma ha voluto rimpiazzarLo prima che fosse troppo tardi; il Lecce , invece, per la riconoscenza,la correttezza, il rispetto e la signorilita’ dell’amato Presidente Sticchi-Damiani,esempio di purezza d’animo e riferimento per altri Presidenti che si definiscono tali,ha dovuto subire l’ onta della retrocessione nonostante un campionato discreto.Auguriamo,comunque,al mister Liverani in avvenire i migliori successi ricordando che questi ultimi possono essere raggiunti solo se oltre alla serieta’ professionale e al rapporto umano ci sia anche tanta umilta’ e comprensione.

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