LECCE – L’Italia è nel caos totale, si contano quotidianamente le vittime del coronavirus, il premier Giuseppe Conte dovrebbe prorogare la chiusura totale e i divieti di spostamento almeno fino a dopo Pasqua e nel mondo del pallone c’è chi continua, con insistenza, a pensare di poter terminare il campionato.
Nel frattempo, è saltata o meglio è slitattata ai prossimi giorni la riunione, in programma ieri alle 19:00, fra la Lega Serie A e l’Assocalciatori per discutere sugli stipendi dei calciatori alla luce della crisi generata dall’incontrollabile sviluppo del virus. La Lega era pronta a presentare un piano collettivo di sospensione dei pagamenti.
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, dal canto suo continua ad insistere con la sua tesi: “La priorità è terminare i campionati entro l’estate, senza compromettere la stagione 2020-21, lo ripete ai microfoni di Radio Cusano Campus. Non possiamo permetterci -spiega – un’estate piena di contenziosi sul profilo procedurale e legale. Vincenzo Spadafora ha detto che proporrà il blocco delle attività sportive fino alla fine di aprile compresi gli allenamenti, ma aspetterei la decisione del Consiglio dei ministri”.
“Certo, è un messaggio che richiede alcune riflessioni: la prima riguarda il momento di grande difficoltà che stiamo vivendo -ammette il presidente della Federcalcio- e che sta cambiando i nostri modelli di vita. I nostri campionati sicuramente non riprenderanno prima di maggio, questo era uno scenario che avevamo già ipotizzato”.
Il 3 aprile, infatti, scadrà il primo termine di chiusura dell’Italia, quello stabilito lo scorso 9 marzo. Gli italiani, però, sanno già che continueranno ad esserci le stesse restrizioni: come già annunciato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la chiusura totale subirà inevitabilmente una proroga. Non si riesce a capire, e non potrebbe essere altrimenti, come e quando potrebbero essere conclusi i campionati in una situazione del genere.
Servirebbe più chiarezza e quanto detto nei giorni dal presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, sembra essere la decisione più logica: “Dopo le parole del ministro Spadafora la preoccupazione che si chiudano qui i campionati c’è: occorre dunque porsi il problema della chiusura della stagione da un punto di vista sportivo, dei contratti, insomma formale”.
Il tutto, ovviamente, cercando di tutelare anche quelle categorie di calciatori in difficoltà, come fa sapere l’Aic in una nota riferendosi al “mondo dilettante, al calcio femminile e ai redditi più bassi delle categorie professionistiche che dovranno essere tutelati, anche attraverso il ricorso a risorse interne al mondo del calcio e aiuti che dovessero venire dal sistema mutualistico generale”.