LECCE (di Carmen Tommasi) – Ci sono delle belle storie, dolci, a tratti romantiche, che fanno sognare, sorridere, ma anche emozionare. A volte deludono, illudono e fanno disperare, ma che vale sempre la pena raccontare. La storia del Lecce è una di queste.
MATRICOLA TERRIBILE – “Se metterei una firma per un pareggio contro la Juventus? Sarebbe un’impresa, ma me la voglio sempre giocare. In questa occasione, però, un punto potrebbe andare bene. Il Lecce, però, deve andare oltre tutto e sperare che la Juventus non superi il suo sessanta per cento”: così Fabio Liverani alla vigilia del big match del “Via del Mare” contro la Signora di Maurizio Sarri, la capolista mai sconfitta. In otto gare aveva conquistato ventidue punti, grazie a sette vittorie ed un pareggio; quel gruppo che martedì sera aveva battuto il Lokomotiv Moska, 2-1, in Champions League. Il piccolo e neopromosso Lecce del tecnico romano ha, però, conquistato un pesante 1-1 in rimonta in una partita che sulla carta si sarebbe potuta anche non giocare per differenze tecniche e di curriculum. Ma il calcio è straordinario, non segue alla lettera delle leggi, è imprevedibile e appassionante, anche per questo: tutto può succedere, sempre e comunque. Il Lecce è la dimostrazione di tutto questo: prima, un punto strappato la settimana scorsa al Milan di Stefano Pioli, un pareggio meritato frutto di un buon secondo tempo. Un altro soffiato, il primo al Via del Mare, ieri ai bianconeri grazie alla forza di volontà, al lavoro di squadra, a quello settimanale e ad un gruppo che sta crescendo, piano piano tra mille difficoltà, partita dopo partita e che sta prendendo sempre più il carattere del suo allenatore.
IL MAESTRO E L’ALLIEVO – Ieri in panchina non c’era Liverani, squalificato, ma la sua “ombra” il vice Manuel Coppola, vecchia conoscenza giallorossa. Ha guidato la squadra seguendo con precisione e quasi alla lettera i “dettami”, e i consigli preziosi, del suo maestro, e grande amico, e già suo allenatore ai tempi della Ternana, dove lui era capitano. Ma il vice ci ha messo anche del suo: la sua calma, la sua tranquillità e anche quella grinta che lo contraddistingueva quando in campo ci scendeva lui, tanta quantità e visione di gioco. Uno staff tecnico affiatato quello di Liverani, con un bel tocco di “romanità”, sempre professionale e sul pezzo: unito, con un solo obiettivo, la salvezza.
MAI DOMI – Otto punti in classifica dopo nove partite di campionato, nonostante un calendario di fuoco, difficile e con degli avversari tosti, proibitivi. Alla prima c’era l’Inter in trasferta, poi Verona, Torino, Napoli, Spal, Roma, Atalanta, Milan e Juventus. Nelle prime giornate i giallorossi hanno incontrato le prime sette forze della scorsa stagione, le squadre che hanno chiuso il campionato nei posti di lusso. Capitan Mancosu e soci non si sono mai scoraggiati: si sono sempre rialzati dopo le sconfitte pesanti, a volte anche immeritate, e alla gara successiva hanno detto la loro. Una squadra che non ha paura: votata all’attacco, con il 4-3-1-2, che non cambia la propria filosofia a seconda dell’avversario. Palla a terra e pedalare, senza mai sprecare un pallone. Bisogna, però, ancora lavorare, ed anche tanto e questo Liverani lo sa: bisogna migliorare in difesa o meglio nella fase difensiva. Sono 18 i gol subiti, la seconda retroguardia più battuta della massima seria. In più, gli attaccanti fanno molta fatica ad andare in gol.
AVANTI TUTTA – Adesso, c’è la Samp, fanalino di coda della massima serie, nel turno infrasettimanale di mercoledì: il calendario inizia ad essere più abbordabile, ma mai abbassare la guardia, ogni squadra presenta il suo tranello e le sue difficoltà. Il cammino è ancora lungo e la salvezza è lontana. Lo “scudetto” giallorosso è ancora un miraggio, ma ci sono delle storie, quelle belle, che possono essere ancora raccontate e si spera con un lieto “the end”.