LECCE (di Carmen Tommasi) – Un campionato da incorniciare, intenso, difficile, con alti e bassi e con l’ostacolo sempre dietro l’angolo: sino alla fine e fino all’ultimo minuto. La promozione del Lecce è arrivata, infatti, al fischio finale di Lecce-Spezia, ultima giornata di serie B. Una cavalcata incredibile quella portata a termine dalla squadra di Fabio Liverani e da tutto il suo prezioso staff tecnico, ma il vero segreto è stato il gruppo, oltre al bel gioco. Un gruppo di uomini e di professionisti che ha giocato in sintonia seguendo i dettami dell’allenatore e, adesso, a campionato terminato è arrivato il momento di piccoli-grandi bilanci.
LA DIFESA, 8 – Un otto per un reparto quello difensivo, che in alcune fasi ha sofferto e patito più del dovuto, guidato dal gigante Vigorito, numero 22 proprio come il giorno di maggio in cui è nato nel 1990. Il numero uno lo aveva Bleve, il portiere salentino che quando è stato chiamato in causa ha fatto sempre il suo. Non c’è stato, invece, l’esordio in campionato per il baby estremo difensore Milli. Quarantacinque gol totali subiti dalla retroguardia giallorossa o meglio, come ama definirla Liverani, dalla fase difensiva, perché si attacca in 11 e si difende in 11. Un reparto robusto guidato con maestria da Lucioni, lo “zio”, che nel calciomercato di gennaio è stato tentato da una super offerta del Sassuolo, ma lui ha scelto di rimanere a Lecce e alla fine ha avuto ragione. Accanto all’ex Benevento sempre presente, o quasi, Meccariello, un ragazzo perbene, un buon difensore centrale che nelle occasioni di emergenza ha fatto anche il terzino e si è comportato molto bene. Impossibile, poi, dimenticare le volate sulla fascia destra di Calderoni, la tranquillità a sinistra di Venuti; e il sempre pronto Marino, così come Riccardi e l’altro centrale di lusso, l’esperto Bovo. Poco spazio per questi ultimi tre elementi ed anche per il terzino Fiamozzi, seppure infortunato da tempo. Così come per l’amatissimo Cosenza che in campo non lo si è visto quasi mai, ma comunque fondamentale per gli equilibri dello spogliatoio.
IL CENTROCAMPO, 8.5 – Un otto e mezzo per il reparto nevralgico del campo, il centrocampo che da gennaio in poi è stato preso per mano dal greco Tachtsidis che si è rivelato una pedina fondamentale per la cavalcata, stesso discorso vale per chi ha giocato al suo fianco: Petriccicone e il “Taba”, autore quest’ultimo di otto reti, e lo stesso Majer ( arrivato a Lecce con il calciomercato di riparazione e diventato subito un punto di riferimento per il centrocampo, un elemento che potrebbe fare una bella figura anche in serie A). Non sono da dimenticare, inoltre, il guerriero dal volto timido Manuel Scavone che fino al primo febbraio, giorno del maledetto “infortunio” in Lecce-Ascoli, è stato un elemento prezioso, di qualità e quantità, per la mediana dei lupi salentini. Ha giocato poco ma si è sempre fatto trovare pronto Arrigoni, giocatore che l’anno scorso ha dettato alla perfezione i tempi ai suoi compagni. È stato “trasferito”, invece, nel ruolo di trequartista capitan Mancosu, 13 centri, a fare da supporto al prezioso attacco giallorosso.
L’ATTACCO, 9 – Un applauso infinuto va a La Mantia: 17 perle per il bomber romano capocannoniere del Lecce, che in avanti è stato in compagnia del furetto di Pulsano Falco, uomo assist con sette reti messe a segno. In attacco c’era anche Simone Palombi, scuola Lazio, che di reti ne ha siglate 8: un attaccante partito benissimo ma che, poi, si è perso per strada. Non classificati Saraniti, ritornato nel Salento a gennaio, e Tumminello, entrambi hanno, comunque, regalato positività alla squadra. Nel vincente 4-3-1-2 del vulcanico Fabio Liverani all’attacco va un bel 9, con 66 gol totali realizzati in 36 gare disputate, tre in meno al Brescia che in rosa aveva Donnarumma capocannoniere, con 25 centri, della serie cadetta.
IL MISTER E…, 9.5 – Un meritatissimo 9 e mezzo è per il tecnico Liverani, per il suo vice Coppola e per tutto lo staff tecnico per una promozione diretta fantastica, inaspettata, in cui tutti i tasselli del mosaico sono combaciati alla perfezione e rimarranno a lungo nella memoria dei tifosi giallorossi. Un voto per quest’ultimi?! Ecco fatto: un dieci tendente all’infinito.