Tre gol e una bandiera gonfia d’orgoglio. Il Lecce è sulla buona strada…

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Il dott. Peppino Palaia saluta la Nord (foto Pinto)

LECCE (di M.Cassone) – C’è ancora spazio per i sentimenti in questo strano calcio che molte volte sembra assai lontano dalla gente che lo ama. In un periodo in cui le logiche monetarie e anche quelle televisive vincono su tutto ci sono ancora bandiere che sventolano gonfie d’orgoglio.

Lo striscione della Nord al dott. Palaia (foto Pinto)
Lo striscione della Nord al dott. Palaia (foto Pinto)

Gli Ultras Lecce in occasione della gara interna con il Bisceglie hanno esposto uno striscione per il dott. Peppino Palaia che era in campo, era di nuovo su quella panchina che qualche anno fa lasciò senza far rumore. Uno striscione “Peppino portaci in B” e due cori accompagnati dallo scrosciante battito di mani dello stadio intero, e dal suo ringraziamento che emozionato ha alzato le mani dalla panchina per salutare, sono i fotogrammi da conservare d’un sabato sera d’autunno dove l’orgoglio ha accarezzato la passione. E già le bandiere non si dovrebbero ammainare mai, specialmente a Lecce, dove il vento è benevolo.

Ma parliamo anche un po’ della gara. Terza vittoria consecutiva dei giallorossi, seconda di Liverani, seconda consecutiva per 3-1 in una serata in cui la squadra salentina oltre a trovare 3 punti importantissimi ritrova tre calciatori basilari per il proseguimento della stagione: Caturano torna al gol con rabbia e determinazione, Costa Ferreira, che ha dovuto fare i conti con l’antipatico infortunio muscolare, gioca a ridosso delle punte e anche lui va in gol, e Di Piazza, che parte dalla panchina dopo le tre giornate di squalifica, ma appena entra in campo segna un gol fantastico piazzando la sfera alle spalle del portiere, in maniera chirurgica, e subito dopo di testa colpisce il legno.

Il Lecce gioca, propone, prende le redini della gara in mano, passa in vantaggio, nel primo tempo subisce poco… tutto bene?

Certo che no, c’è ancora da lavorare sui cali di tensione e anche fisici che permettono alle squadre avversarie, in determinate fasi della gara, di mettere paura e di fare gol. Non vogliamo trovare “il pelo nell’uovo”, è chiaro, ma non vogliamo nemmeno bendarci gli occhi di fronte ad un risultato rotondo qual è il 3-1. Ovviamente ci preme dire che questa squadra ha personalità e da due gare non sbaglia quel “famoso approccio” di cui si parlava fino a qualche settimana fa. Però bisogna imparare a gestire meglio il pallone in momenti in cui si ha la necessità di respirare perché le gambe chiedono tregua o perché le squadre avversarie pigiano sull’acceleratore. Ci vuole attenzione e cura dei dettagli, ci vuole pazienza, tanta pazienza, la strada per arrivare a maggio è lunghissima, irta e a volte sconnessa e stretta, bisogna essere consapevoli che non si gioca da soli e anche l’avversario più debole può avere impennate d’orgoglio e, come ci hanno insegnato questi sei anni di serie C, basta un attimo per ritrovarsi a terra e non avere più il tempo per rialzarsi. La fase difensiva deve essere perfezionata.

Fabio Liverani (foto Pinto)
Fabio Liverani (foto Pinto)

Il lavoro del mister di Roma si vede, la sua impronta sulla squadra è ben marcata, c’è ancora da lavorare ma intanto il Lecce è lì, ad un punto dalla vetta, dal sorprendente Monopoli che viaggia oltre ogni pronostico.

Ovviamente in due settimane l’ex Ternana non poteva fare dei miracoli, ha fatto il possibile e il resto lo farà strada facendo, ne siamo certi, con la stessa sagacia dimostrata in queste prime battute.

C’è da lavorare e da migliorare ma l’impressione è che Liverani sia la persona giusta per questo Lecce che ha tutte le carte in regola per tentare la fuga da questa “strana categoria”.

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