LECCE (di M.Cassone) – Una sconfitta a “tutto tondo” che evidenzia dei limiti caratteriali e tattici che non si possono nascondere, sarebbe come mettere la polvere sotto il tappeto pensando di aver pulito casa. Il Lecce si sfalda e subisce le folate di un Catania voglioso che ha fame e morde ogni centimetro di campo. Il centrocampo funziona a metà, soltanto Arrigoni riesce a svolgere il suo compitino senza grandi sussulti, Mancosu e Armellino sono spesso in balia del folto reparto etneo che blocca giocate e corsie esterne dove Di Matteo e Ciancio non riescono quasi mai, insieme a Torromino e Lepore, frenati da Esposito e Marchese, a creare i presupposti per rendersi pericolosi; provano a giocare di fino, col fioretto, ma i padroni di casa vanno di sciabola e con più grinta e determinazione cercano lanci lunghi e geometrie con Lodi, e velocità con Russotto, e saltano spesso la retroguardia leccese in affanno. Il tridente è spuntato e non riesce mai a pungere; i due esterni Lepore e Torromino sono incapaci di saltare l’uomo e Caturano è evanescente e si perde in balia delle maglie avversarie. Questo è il sunto di una partita che il Lecce non ha mai controllato, seppur nel secondo tempo avrebbe anche potuto pareggiare, prima di subire i due gol che hanno scritto i titoli di coda su una gara che non va dimenticata, va rivista e rivista ancora, perché così come scrivemmo nell’editoriale della settimana scorsa, dopo la vittoria sul Trapani (Leggi qui) bisognava lavorare sugli errori.
A questo punto è lecito porre un interrogativo: questa squadra ha una rosa capace di svolgere al meglio il modulo 4-3-3? Ne siamo certi? Oppure bisognerebbe cambiare modulo in base agli elementi a disposizione? Non vogliamo sostituirci a nessuno, ma sono domande che scaturiscono spontanee. Ovviamente mancavano Di Piazza e Costa Ferreira ma non può essere assolutamente una scusante. Nonostante la ritrovata verve di Arrigoni che comunque svolge il suo compito e le ottime caratteristiche individuali di Mancosu e Armellino non si vede raccordo e coralità, non si suona da orchestra.
Evitiamo drammi e melodrammi, catastrofiche e sinistre previsioni e critiche smodate ed esagerate, visto che siamo solo alla 3^ giornata di un campionato lunghissimo; bisogna avere la pazienza giusta per capire e aggiustare quello che si può aggiustare senza gettare sempre tutto, come ogni anno.
Le colpe di questa dura sconfitta vanno ripartite tra tecnico e calciatori, ma sono i calciatori che vanno in campo, i movimenti di un modulo come il 4-3-3 dovrebbero conoscerli a memoria e invece ieri abbiamo notato tanta approssimazione e insicurezza; e la cosa più strana è sentir dire “Abbiamo sbagliato approccio”. Il tempo di sbagliare l’approccio è passato da un pezzo.
La squadra vista al “Massimino” rispetto a quella ammirata ad Alessandria, poiché si doveva ripartire da quella prestazione, è stata molto più lenta e non è riuscita a verticalizzare ma si è affidata alle giocate dei singoli.
C’è tutto il tempo per ritrovarsi compatti e uniti e per mettere da parte questa sconfitta… pulire la polvere, lavare il tappeto e dar lustro al progetto.
Nel calcio il tempo corre veloce e da domani bisognerà già pensare alla prossima gara.
Cerchiamo di rimanere tutti uniti, tutto l’ambiente, senza se e senza ma, mettiamo da parte la delusione e la rabbia, per cercare di non sprofondare ancora di più in quest’assurda categoria.