LECCE (di M.Cassone) – Avete presente il tempo? Si dice che corra in fretta e non aspetti nessuno ma ci sono storie che rimangono impresse tra le sue pieghe; ci sono uomini che le scrivono con la loro vita, i loro esempi, le loro stranezze e le loro opere; ci sono uomini che sono genialmente normali. Persone che nella loro semplicità costruiscono qualcosa di immensamente grande che non potrà mai essere scordato. Sono gli scultori del tempo che riescono a levigare l’impalpabile con azioni e ricordi che brilleranno sempre come il sole.
Peppino Palaia, il dottor Peppino Palaia è uno di quegli uomini, unici in ogni loro peculiarità. Lui infatti è più unico che raro e nella sua vita ha tatuato, al centro del cuore, a colori forti, il giallo e il rosso, e la storia di un amore unico chiamato LECCE.
Nel 1977 Gigi Coccoli, all’epoca medico del Lecce, che incontrò nel periodo della sua specializzazione in Medicina dello Sport, lo invitò a parlare con l’indimenticabile presidente Franco Iurlano, ed iniziò così una storia durata 36 anni, senza nessuna interruzione. Partì per il suo primo ritiro a L’Aquila a Luglio 1977 e iniziò le sue corse in campo, a bordo campo, nella vita.
Franco Iurlano lo stuzzicava chiamandolo “Medico di paese”, mentre lui cresceva accanto al grande dottor Carlo Pranzo e inconsapevolmente ancora non sapeva che sarebbe entrato nella storia.
La sua dedizione e il suo impegno sono stati sempre totali anche quando una malattia indegna lo mise a dura prova, nel 2005, anche in quei momenti non ha mai abbondato la sua squadra, riuscendo addirittura a programmare le sedute di chemioterapia tenendo conto degli impegni giallorossi. Stoico, passionale, forte e deciso, anche la Curva Nord all’epoca gli dedicò uno striscione: “Forza Peppino, la Nord ti è vicino” e di quello striscione lui è molto fiero ed è diventato un poster che campeggia nel suo centro di Squinzano.
Nella sua normalità ha compiuto gesta speciali: nel 1994 nel corso di Lecce – Udinese salvò la vita al calciatore Francesco Marino che in seguito ad un contatto di gioco subì un arresto cardiaco, veloce come il vento e leggero come una piuma, Palaia entrò in campo e lo rianimò facendo ripartire il cuore. Situazione quasi analoga quando prima di un Lecce-Pescara obbligò l’arbitro bolognese Marco Guidi, che sentiva un forte mal di testa, a fare una TAC, ed aveva ragione, c’era qualcosa che non andava, una emorragia celebrale, fu subito operato e la sua vita fu salva anche se non arbitrò più, ed infine alla moglie di Carlo Mazzone, fece una diagnosi telefonica capendo che si trattava di una occlusione intestinale, anche in quel caso grazie alla sua intuizione fu scongiurato, con l’intervento, un evento drammatico.
Nel 2011 l’editore “ I libri di Icaro” ha pubblicato la sua biografia scritta da Beppe Longo dal titolo “Corri dottore, corri…” – la frase che gli fu detta dal giocatore dell’Udinese Alessio Scarchilli quando Marino rimase a terra.
Nell’immaginario di tutti i tifosi salentini lui è il dottore per antonomasia anche se dopo 36 anni la sua storia con il Lecce, da un giorno all’altro, terminò.
“I mie globuli restano giallorossi, ma non credo che tornerò allo stadio. Per come sono fatto, non accetterei di passare dalla panchina agli spalti” – affermò il giorno della conferenza stampa in cui raccontava del suo addio. E già perché su quella panchina lui ha vissuto in modo passionale ogni attimo della sua trentennale esperienza, è stato sempre sui carboni ardenti per i suoi ragazzi, per la sua maglia, a tal punto che ha collezionato diverse espulsioni… ma lui è così: un fiume in piena, soprattutto di bontà.
E allora dottore… corri, continua a correre verso quello che ami di più.
https://www.youtube.com/watch?v=YZp_0YhYTpA